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Indennità di Accompagnamento - Maiorana 'Hanno Vinto i Disabili e le loro Famiglie'


Le indennità di accompagnamento e le pensioni legate a situazioni di disabilità non possono essere considerate nel reddito disponibile ai fini del calcolo dell'Isee, la parola fine a un contenzioso che si trascina da anni l'ha messa il Consiglio di Stato il 1°marzo, che ha dato torto al Governo, che ora dovrà applicare la sentenza.

"Hanno vinto i disabili e le loro famiglie - sottolinea il Segretario Generale dello Spi Cgil Valle d'Aosta Gaetano Maiorana -  è l'ennesima figuraccia di questo Governo. La sentenza ha confermato l’orientamento del Tar del Lazio e ha reso giustizia alle persone con disabilità e alle loro famiglie stabilendo che l’indennità di accompagnamento non debba essere valutata come reddito. I trattamenti assistenziali non sono una remunerazione dello stato di invalidità, ma un sostegno alle persone con disabilità. Ci auguriamo ora che il Governo prenda atto della sentenza e prenda dei provvedimenti per aiutare le famiglie e le persone disabili".

Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso dell'Esecutivo contro una sentenza del Tar del Lazio dell'11 febbraio 2015, che aveva giudicato illegittima la riforma dell'Isee (indicatore della situazione economica equivalente, che costituisce il riferimento per l'accesso ad aiuti e a prestazioni sociali agevolate) entrata in vigore a inizio 2015, nella parte nella quale considera nel reddito disponibile anche le pensioni legate a situazioni di disabilità, le indennità di accompagnamento e gli indennizzi Inail. Il ricorso al Tar era stato a sua volta presentato da familiari di persone disabili.

Secondo il Consiglio di Stato, "l'indennità di accompagnamento e tutte le forme risarcitorie servono non a remunerare alcunché, né certo all'accumulo del patrimonio personale, bensì a compensare un'oggettiva ed ontologica... situazione d'inabilità che provoca in sé e per sé disagi e diminuzione di capacità reddituale. Tali indennità o il risarcimento sono accordati a chi si trova già così com'è in uno svantaggio, al fine di pervenire in una posizione uguale rispetto a chi non soffre di quest'ultimo ed a ristabilire una parità morale e competitiva. Essi non determinano infatti una 'migliore' situazione economica del disabile rispetto al non disabile, al più mirando a colmare tal situazione di svantaggio subitada chi richiede la prestazione assistenziale, prima o anche in assenza di essa".

 

Articolo del 02/03/2016

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