La qualità dello sviluppo e benessere socio economico - L'Italia in deficit di fiducia e di futuro
Nonostante la crescita economica registrata da Pil e il modesto miglioramento dei livelli occupazionali, l'Italia continua a mostrare segni di un progressivo deterioramento della qualità dello sviluppo accompagnato da profonde differenze territoriali e sociali.L'indice generale sulla qualità dello sviluppo diminuisce da 100 a 99 con un peggioramento nel Nord (da 110 a 109 il Nord Ovest, da 115 a 113 il Nord Est), e nel Centro (da 103 a 102) mentre il Mezzogiorno resta comunque in ritardo rispetto al resto del Paese (fermo a 85). E se la soddisfazione personale e la fiducia interpersonale registrano 103 punti rispettivamente, in crescita rispetto al 2015, si segnala un crollo per la fiducia economica (76). Nel complesso gli standard abitativi scendono da 100 a 98 punti ma aumentano i beni posseduti dalle famiglie (da 100 a 104).
Questi dati sono il risultato del "Rapporto 2016: un Paese in deficit di fiducia e di futuro" realizzato dall'Istituto di ricerca Tecnè e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio della Cgil.
Nel complesso le tre regioni migliori dal punto di vista della qualità e dello sviluppo sono il Trentino Alto Aldige, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, Quelle che hanno registrato le migliori performance rispetto al 2015 sono la Liguria, le Marche (entrambe sopra la media Italiana) e il Molise (sotto la media). fanalino di coda Campania, Sicilia e Calabria.
La Valle d'Aosta si piazza al secondo posto, dopo il Trentino e prima del Friuli sugli standard abitativi, il contesto territoriale, i servizi socio-sanitari e la fiducia interpersonale, e al terzo posto per le condizioni di salute e capitale sociale.
"In sintesi - si legge nel rapporto - l’Italia cresce economicamente poco, nonostante il contesto internazionale favorevole, e la ricchezza tende sempre più a concentrarsi in fasce di popolazione ad alto reddito, col risultato che il ceto medio è più fragile, aumentano i poveri e (soprattutto) i quasi-poveri, il lavoro è percepito più instabile e nel complesso è più difficile migliorare le proprie condizioni economiche, sociali e professionali. Tutto ciò si riflette in un sentimento di diffuso pessimismo sul futuro del Paese e in una crescente sfiducia economica".
Cresce leggermente la soddisfazione personale verso la dimensione domestica. Peggiorano gli standard abitativi ma aumentano i beni posseduti dalle famiglie (dalla consolle di videogiochi, alla parabola, a internet). Si frequentano meno gli amici e si passa meno tempo fuori casa, ma si è più soddisfatti del tempo libero. La dinamica segnala un ripiegamento nel privato e un indebolimento della propensione sociale partecipativa. Infatti, si parla più di politica ma si ascoltano meno i dibattiti, cala la partecipazione agli eventi collettivi ma cresce l’interesse individuale nei confronti di ciò che accade nel Paese. E la politica diventa sempre più un’attività da “poltrona”, assumendo nuove forme di partecipazione immateriale. Aumentano le forme di solidarietà non partecipativa: crescono quanti sono disponibili a dare un aiuto economico ma diminuiscono quanti sono disponibili a dare un aiuto pratico e diretto.
Rispetto al 2015 cresce il numero d’imprese. Rimangono molto bassi, però, gli investimenti in ricerca e sviluppo (circa l’1% del Pil), e le imprese innovatrici rappresentano appena il 34%. Al contempo, pur stabilizzandosi gli occupati intorno ai 22,7 milioni, diminuisce la percezione di stabilità del posto di lavoro, che diventa più discontinuo e precario. Scende ulteriormente la redditività media delle imprese e il valore aggiunto al costo dei fattori. "L’insieme di questi elementi - evidenzia il rapporto - ci restituisce un sistema economico che migliora leggermente le sue dotazioni quantitative e le sue performance ma non rallenta il deterioramento qualitativo del sistema nel suo complesso. La rarefazione della dimensione collettiva si sposa con la crescita della sfiducia economica e del risentimento nei confronti della politica, mentre prende forma una conflittualità sociale a bassa intensità e ad alta frequenza, che diventa più forte nelle aree sociali più vulnerabili". Cresce la fiducia interpersonale, soprattutto nei confronti di coloro che vivono la medesima condizione socio-economica (per esempio il vicino di casa) e verso le forze dell’ordine, mentre diminuisce nei confronti del “diverso”, che può essere l’immigrato ma anche chi soffre di forme estreme di disagio sociale ed economico.
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Il rapporto completo
Articolo del 13/02/2017
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