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La Sentenza Papalia Mette in Discussione le Norme Italiane sul Precariato


 La Corte di Giustizia Europea ha deliberato un’ordinanza e una sentenza che potrebbero mettere in discussione anni di norme italiane sui contratti flessibili nella pubblica amministrazione. L’Ordinanza Papalia, sulla vertenza avviata dal maestro della Banda Municipale di Aosta nei confronti del Comune, apre uno spiraglio ai  precari d’Italia,  la Corte ha infatti dichiarato “l’illegittimità della legislazione italiana in materia di precariato pubblico, accertando che l’Italia e la normativa interna non riconoscono e non garantiscono ai lavoratori pubblici precari le tutele e le garanzie previste dal legislatore europeo”.

I giudici europei quindi bocciano la legislazione italiana sull’abuso di contratti flessibili nella pubblica amministrazione e i numeri a livello nazionale non sono da poco, si parla di 133.000 dipendenti nella scuola, 30.000 nella sanità e circa 80.000 tra Regioni ed enti locali. Tutti dovrebbero essere assunti perché precari da troppo tempo in base alla direttiva europea del 2001 recepita ma evidentemente mai rispettata dall’Italia.

Tutto nasce dalla vertenza del maestro della Banda Musicale di Aosta, Rocco Papalia, che assunto per 30 anni con contratti a tempo determinato, non era stato poi riconfermato.

La stabilizzazione di Papalia – spiega Carmela Macheda, segretario Fp – Cgil di Aosta – era possibile grazie ad una norma della finanziaria regionale del 2009 che prevedeva una stabilizzazione dei contratti a tempo determinato per gli enti locali entro 6 mesi dall’approvazione della legge, il comune di Aosta, non aveva voluto procedere alla stabilizzazione nonostante avesse il posto vacante in pianta organica”.

Ricorrendo alla giustizia del lavoro, il tribunale di Aosta aveva condannato il Comune a risarcire il maestro della banda che dal 1983 era stato assunto con contratti a tempo determinato, con 108.121 euro, di cui 68.870 a titolo di risarcimento danni e 39.251 a titolo di differenziali retributivi dalla data di assunzione del contratto determinato ritenuto illegittimo, la corte di appello di Torino però aveva ribaltato la sentenza riconoscendo le ragioni del Comune di Aosta ed è così che la questione è arrivata alla Corte di Giustizia Europea

Fare sindacato – continua Carmela Macheda – vuol dire tutelare il lavoratore con tutto quello che comporta, arrivando anche davanti ad un giudice. Quando ci sono atteggiamenti di apertura e di collaborazione noi ci siamo sempre. La sentenza Papalia vale per il personale precario quindi la palla ora passa al datore di lavoro. Bisogna affrontare in modo costruttivo il tema del precariato valdostano e noi siamo disponibili per un confronto sereno“.

Si dovrà comunque attendere la sentenza complessiva sulla compatibilità della normativa italiana con quella dell’Unione che la Corte di Giustizia Europea dovrebbe emettere entro il primo semestre di quest’anno, è comunque  chiaro l’orientamento alla totale bocciatura da parte di Lussemburgo della situazione Italiana.

La sentenza Papalia  fa seguito ad un’altra sentenza la “Carratù” di un dipendente temporaneo contro Poste Italiane, la Corte di Giustizia Europea in questo caso ha stabilito che la Direttiva comunitaria sul lavoro precario può essere applicata anche a Poste italiane, da considerare come società pubblica e non come impresa privata.

 

Giovanni Pellizzeri

 

Articolo del 08/01/2014

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