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'Al primo posto la salute dei lavoratori, onde evitare la chiusura degli stabilimenti'


Le parole d’ordine sono due: salute e sicurezza dei lavoratori. Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici valdostani, preoccupati per l’irrompente dilagare dell’emergenza coronavirus ci tengono a mettere i puntini sulle i con la dirigenza di tutte le aziende metalmeccaniche della Valle d'Aosta. Dicono i sindacati: "Troppo spesso i datori di lavoro pensano prima al fatturato e poi alle persone. Invece noi no, per noi conta il lavoratore, sia dal punto di vista della salute (conditio sine qua non) che il mantenimento del posto di lavoro nella più assoluta e accertata sicurezza. Chiediamo con forza ai datori di lavoro, sulla scia dell'azione che abbiamo intrapreso nei confronti dell'acciaieria Cogne e che abbiamo ottenuto, di provvedere immediatamente alla sanificazione degli stabilimenti, in modo da permettere ai lavoratori di svolgere le loro mansioni in un ambiente sicuro dal punto di vista della salute pubblica. Altrimenti piuttosto che andare a lavorare con la paura di poter contrarre il virus - ormai i numeri in aumento non fanno altro che aumentare la preoccupazione, anche nella nostra regione- meglio fermare le produzioni. Notiamo una certa noncuranza da parte dei vertici delle aziende quando si parla di sicurezza e salute dei lavoratori. Ci rendiamo conto anche noi che il momento è difficile per l’economia della nostra regione, come a livello nazionale. Dobbiamo invece dare atto all'azienda Shiloh di Verrès di aver avuto da subito un atteggiamento propositivo davanti alle perplessità manifestate dalle organizzazioni sindacali. Infatti i vertici dello stabilimento verrezziese ci hanno da subito rassicurato sul fatto di provvedere alla sanificazione dello stabilimento. Questo ci rincuora. E ci auguriamo che vengano presi d'esempio anche da altrivertici di stabilimenti metalmeccanici, che fanno ancora resistenza sull'argomento. Per noi il lavoro è sacro, ma è sacra soprattutto la salute dei lavoratori, che devono essere considerati essere umani e non carne da macello. Visto che c’è un Dpcm, e non si andrà troppo lontano nell’avere altre disposizioni ministeriali, che potrebbero essere ancora più stringenti, chiediamo quindi di concordare fermate produttive "coperte", innanzitutto con strumenti contrattuali o con eventuali ammortizzatori sociali, dove previsti dalla normativa. In mancanza di ciò non resta altra azione che quella di proclamare lo sciopero. Ci teniamo a ricordare come in altre regioni siano state chiamate dalle organizzazioni sindacali nazionali le autorità competenti per verificare lo stato di sicurezza degli stabilimenti. A buon intenditor poche parole, quindi! Infine un pensiero ai nostri governanti che in questi anni hanno dato il meglio di loro, nel senso di immobilismo. Auspicheremmo in una loro mossa ora, che è un momento di emergenza, augurandoci che la toppa non sia peggio del buco. 

Articolo del 17/03/2020

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