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Analisi Congiunturale Regionale IRES e Cgil Valle d'Aosta


  Anche la Valle d'Aosta come tutta l'Italia sta affrontando una crisi economica che non ha eguali negli ultimi decenni.

La Valle pur essendo la più piccola realtà economica regionale nel contesto italiano, nella fase recessiva dal 2008-2009 ha dimostrato una certa robustezza economica relativa mostrando variazioni negative inferiori a quelle di molte regioni italiane.

Lo stesso andamento del PIL reale mostra una chiara tendenza alla crescita, interrotta solamente nel 2009, con un successivo recupero quasi completo dei livelli precedenti la recessione.

L'economia valdostana è basata sulla fornitura di servizi giacché il settore terziario contribuisce per il 75,4% alla formazione del valore aggiunto regionale ante imposte mentre l'industria non contribuisce nemmeno per un quarto con un 23,2%.

I settori industriali più importanti per la formazione del valore aggiunto totale sono le industrie alimentari, delle bevande e del tabacco (1,3%), le attività metallurgiche (2,3%), la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica ed ottica (2,8%) e le attività di fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria condizionata (3,7%). Questi comparti sono anche quelli più importanti all'interno del settore industriale, l'industria alimentare ad esempio contribuisce per il 5,7% alla produzione manifatturiera, l'industria del legno della carta e l'editoria ne rappresenta invece il 3,0%; la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche arriva al 2,2%, le attività metallurgiche raggiungono il 9,8%. La fabbricazione di mobili, le altre attività manifatturiere, la fornitura di acqua, l'attività di trattamento dei rifiuti rappresentano insieme il 5,0% del settore industriale. I comparti più importanti sono però certamente quelli delle tecnologie avanzate (computer, elettronica, ottica) con il 12,0% e della fornitura di energia (elettricità, gas, vapore) con il 16,1%. Lo scenario previsionale disponibile più recente indica un recupero della crescita sia a livello nazionale sia a livello regionale nel corso di quest'anno.

Per quanto riguarda la chiusura del 2013 le stime prevedono per la Valle d'Aosta una diminuzione del PIL reale pari all'1,6%, di poco peggiore rispetto a quella della ripartizione nord-ovest che dovrebbe fermarsi infatti all'1,5%. Entrambe le percentuali sono comunque migliori di quella nazionale (-1,8%). Per quest'anno anche l'economia valdostana dovrebbe recuperare la crescita che dovrebbe attestarsi intorno allo 0,6%, un livello inferiore a quello nazionale (0,7%) e soprattutto a quello del nord-ovest (1,0%).

L'economia regionale dovrebbe segnare una diminuzione del PIL reale nella misura dell’1,9% durante il 2013 per tornare poi alla crescita nel 2014 quando il sistema economico locale dovrebbe raggiungere l’1,0% contro l’1,1% stimato per la ripartizione nord-ovest e lo 0,8% previsto per l’Italia.

  • La domanda interna e la componente estera

Quale caratteristica usuale tra le economie di mercato avanzate, i consumi rappresentano la componente quantitativamente più rilevante della domanda aggregata anche a livello regionale.


Durante i primi dieci anni del Duemila per la Valle d'Aostala componente delle spesa per consumi arriva ad una media del 91,9% in rapporto al PIL reale regionale
collocandosi così ben al di sopra della medesima percentuale calcolata per il nord-ovest (71,9%) e l'Italia (80,2%). Anche gli investimenti fissi lordi (21,1%) si mantengono poco al di sopra dei livelli delle due aree di riferimento nord-occidentale (20,2%) e nazionale (20,6%) e del tutto comparabili con la percentuale raggiunta dalla più simile provincia di Bolzano (28,3%). Dunque la preponderanza dei consumi non sembra essere riconducibile alla scarsità di opportunità di investimento nel sistema economico.


Gli effetti reali della recessione 2008-2009 si esplicano in un contesto economico già caratterizzato da una cronica e diffusa restrizione del credito sia alle famiglie sia, in maggior misura, alle imprese e da una incertezza diffusa che si concretizza in aspettative pessimistiche circa gli andamenti futuri. Questi elementi contribuiscono, forse più di altri, a deprimere le componenti private della domanda interna. Sebbene le aspettative dei consumatori evidenzino un miglioramento circa il giudizio sulla condizione economica, il quadro generale rimane ancora caratterizzato da una marcata incertezza.

Nel caso della Valle d'Aosta tuttavia la congiuntura recessiva non sembra avere inciso in maniera rilevante sulla dinamica di consumi ed investimenti fissi lordi. Per quanto riguarda questi ultimi infatti la maggiore diminuzione tendenziale si rileva soltanto in corrispondenza con il picco recessivo del 2009 quando la variazione si attesta sul -10,6% una percentuale non peggiore di quella nazionale (-11,7%) e della ripartizione di appartenenza (-11,6%).

Durante il 2013 la propensione ad investire da parte delle piccole e medie imprese in Valle d'Aosta è rimasta pressoché costante con diffusi ridimensionamenti dei piani di investimento previsti. Anche la dinamica dei consumi regionali si mantiene vitale sebbene con percentuali molto diverse da quelle viste per gli investimenti e con una performance relativa meno soddisfacente. Il 2010 non vede ad esempio un recupero della crescita: se nel 2009 i consumi reali hanno registrato un aumento dello 0,2% l'anno successivo si rileva una diminuzione tendenziale pari allo 0,7% e dello 0,5% nel 2011.

Nel 2010 il livello dei consumi nella Regione non aveva raggiunto i livelli pre-crisi. Le previsioni per il 2013 confermano un peggioramento dato che l'anno dovrebbe essersi chiuso con una diminuzione del 2,1% migliore rispetto alla stima nazionale (-2,4%) ma non a quella della ripartizione nord-occidentale (-1,9%) nella quale solamente la Liguria arriva ad una percentuale inferiore (-2,5%). Il ritorno ad una fragile dinamica di aumento dovrebbe concretizzarsi nell'anno in corso per tutte le aree con la Valle d'Aosta che dovrebbe comunque collocarsi poco al di sotto della percentuale prevista per il nord-ovest (0,5%) con uno 0,4%.


L'andamento dei consumi finali interni, soprattutto nella componente dei consumi individuali, dipende in buona misura anche dall'evoluzione dei redditi disponibili. Nel caso valdostano i redditi derivanti dal lavoro dipendente in particolare assumono una importanza rilevante dato che rappresentano mediamente (tra il 1995 e il 2011) il 35,3% del PIL regionale. Nel 2010 i redditi reali da lavoro dipendente (deflazionati tramite l'indice NIC) registrano in Valle una consistente diminuzione rispetto all'anno precedente nella misura del 2,8% una percentuale molto superiore a quella nazionale (-0,6%) e del nord-ovest (0,0%). L'anno successivo la diminuzione raggiunge il 4,6% contro un -1,1% italiano ed un -0,9% nord-occidentale.

Secondo dati ISTAT tra il 2003 e il 2011 il reddito medio familiare netto in Valle d'Aosta si è attestato sui 30.774 euro; si tratta di una cifra superiore a quella disponibile alle famiglie piemontesi (30.130 euro) ma molto inferiore alle corrispondenti cifre lombarda (32.644 euro) e bolzanina (34.254 euro).
Il lungo periodo recessivo ha favorito in quasi tutte le realtà locali italiane la diffusione delle situazioni di povertà. Pur in presenza di una distribuzione del reddito equilibrata sembra tuttavia aumentare l'incidenza della povertà relativa anche in Valle d'Aosta, per la quale si deve rilevare un aumento del numero delle famiglie che si trovano in questa situazione con una cifra che nel 2012 raggiunge le 8,7 famiglie ogni 100 attestandosi su un livello superiore alla media cha ha caratterizzato il periodo 1999-2012 (7,1) e molto superiore a quello calcolato per la ripartizione geografica di appartenenza.

E' importante precisare che in un quadro di generale peggioramento delle condizioni economiche la regione, a livello nazionale, si colloca certamente tra quelle con una bassa diffusione delle situazioni di povertà con cifre spesso comparabili a quelle di territori simili come ad esempio la provincia autonoma di Bolzano, ma rispetto alle regioni delle ripartizioni settentrionali (Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige) la situazione valdostana si distingue soprattutto negli ultimi anni per la presenza di margini di miglioramento più ampi.

Per quanto concerne l'apertura agli scambi con l'estero si rivela molto inferiore a quella delle altre economie locali del nord-ovest e non solo. Tra il 2000 e il 2011 il peso del commercio con l'estero in rapporto al PIL regionale valdostano si attesta mediamente intorno al 22,4% contro il 49,2% nel caso del Piemonte e il 66,3% della Lombardia. Oltre alla scarsità di infrastrutture adeguate, la presenza di una limitata base industriale in termini relativi e la insufficiente propensione di verso le attività di import-export possono contribuire a spiegare la performance regionale insoddisfacente negli scambi con l'estero e soprattutto a mettere in luce un importante insieme di opportunità economiche ancora da cogliere per l'economia regionale.

La dinamica delle esportazioni regionali durante il 2013 riflette la recessione che ha caratterizzato l'economia nazionale. Su base tendenziale infatti si registra una diminuzione del 3,0% rispetto al terzo trimestre del 2012 un risultato migliore rispetto a quello ligure (-7,1%) ma peggiore di quello nazionale (-0,3%) e del nord-ovest (0,3%).

Evoluzione tendenziale: nel terzo trimestre del 2013 il valore delle esportazioni dalla regione è stato del 3,0% inferiore a quello registrato nello stesso periodo dell'anno precedente quando rispetto al 2011 il valore complessivo era del 10,6% inferiore. In generale la dinamica valdostana si rivela spesso peggiore di quella prevalente nella ripartizione di appartenenza e a livello nazionale.

La diminuzione dei flussi di esportazione dalla Valle d'Aosta dovrebbe caratterizzare anche il consuntivo per il 2013 per il quale si prevede una diminuzione del 4,6% in un contesto che invece dovrebbe vedere un fragile recupero della crescita a livello nazionale (0,2%) e nord-occidentale (0,4%) quest'ultimo determinato soprattutto dal risultato piemontese (2,4%). Più decisa invece dovrebbe essere la ripresa dei flussi prevista per l'anno in corso con la Valle d'Aosta che dovrebbe sperimentare un aumento tendenziale delle esportazioni intorno al 3,3% non lontano dalla stima per il Piemonte (3,4%) e per l'Italia (3,7%).

Il segno meno si ritrova anche nelle variazioni delle importazioni regionali. Su base tendenziale nel terzo trimestre del 2013 i flussi in entrata nel territorio valdostano diminuiscono del 19,7%:

Al di là dell’andamento dei singoli flussi commerciali in entrata o in uscita, l’effetto sulla domanda aggregata degli scambi con l’estero dipende in effetti dal saldo della bilancia commerciale. È dunque questo indicatore che si deve considerare per valutare il ruolo della componente estera nel sostegno della domanda aggregata anche a livello locale. Sebbene la performance dei flussi commerciali regionali non sia soddisfacente, tra il 2000 e il 2013 la Valle d'Aosta ha mantenuto comunque un surplus della bilancia commerciale intorno alla cifra media di 188,2 milioni di euro. L'unico anno in cui si registra un deficit commerciale di oltre 5 milioni di euro è il 2003.

  • Il lavoro e gli ammortizzatori sociali

La recessione continua ad esplicare i suoi effetti negativi ritardati anche sul mercato del lavoro nel quale si registra una diminuzione delle opportunità d'occupazione. In soli due anni infatti tra 2011 e il 2013 il tasso di disoccupazione in Valle d'Aosta aumenta di 3,1 punti percentuali una variazione seconda solo a quella della Liguria per la quale l'aumento è pari al 3,6%. Nel caso valdostano la variazione percentuale si traduce in un aumento di 1.572 unità mentre per Bolzano l'aumento dell'1,1% ha comportato 1.710 nuove unità tra i disoccupati. È opportuno ricordare che nel 2013 la forza lavoro in provincia di Bolzano era costituita da circa 257 mila persone mentre in Valle d'Aosta lo stesso insieme comprende circa 60 mila individui.
Secondo la Banca d'Italia inoltre il tasso di disoccupazione di lunga durata (superiore ai 12 mesi) è aumentato al 2,6% nel 2012 e dati ISTAT rilevano che il 36,8% dei disoccupati in Valle d'Aosta si trova in questa condizione (si tratta circa di oltre 1.400 persone).

Purtroppo anche la rilevanza dei lavoratori scoraggiati (che non cercano lavoro pur essendo disponibili a lavorare) mostra un aumento tra la forza lavoro tra i 15 e i 74 anni. In Valle d'Aosta circa il 4,1% della forza lavoro veniva rilevata come "scoraggiata" e soprattutto tra la componente femminile (5,1%). Il dato per il 2013 sembra confermare una diminuzione al 3,8% soprattutto grazie alla diminuita incidenza tra la componente maschile.

Gli indicatori di partecipazione al mercato del lavoro evidenziano per la Valle d'Aosta una situazione certamente migliore rispetto a quella nazionale ma anche rispetto alla ripartizione di appartenenza, sebbene con percentuali diverse. La realtà valdostana si distingue infatti per una maggiore partecipazione nel mercato del lavoro con un tasso di attività (forza lavoro rispetto alla popolazione attiva) del 70,6%, una percentuale superiore a quella di tutte le altre regioni del nord-ovest ma di poco inferiore a quello che si rileva in altre importanti aree del nord quali la provincia autonoma di Bolzano (71,3%) e l'Emilia-Romagna (71,8%).
La proporzione di individui occupati sulla forza lavoro in Valle d'Aosta si rivela molto migliore di quella prevalente a livello nazionale (71,2% contro il 61,3%) e di nuovo si conferma il primato valdostano rispetto alle altre regioni nord-occidentali, soprattutto nel confronto con il tasso di occupazione in Piemonte (67,1%).

Il primo mese dell'anno in corso vede 512 ore autorizzate della cassa integrazione guadagni in deroga per il settore industriale, un ammontare che risulta superiore del 2,4% rispetto alle ore concesse a gennaio 2013 tramite lo stesso strumento. A livello complessivo il monte ore concesso a gennaio di quest'anno risulta invece notevolmente inferiore a quello dello stesso periodo dello scorso anno. La scarsità di dati per questa prima parte dell'anno non autorizza comunque a concludere che il rallentato ricorso alla cassa integrazione possa preludere ad un miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro.

L'ultimo mese del 2013 ha registrato poco più di 31 mila ore autorizzate di CIG, soprattutto attraverso la componente ordinaria (28.827 ore). La variazione rispetto allo stesso mese del 2012 rivela ancora una notevole diminuzione (-86,7%).

Le ore complessivamente accumulate nel corso del 2013 sono state 501.821 con la prevalenza della componente ordinaria (274.227) seguita da quella straordinaria (219.384). I mesi di marzo (102.321), giugno (168.840) e settembre (51.323) sono stati i peggiori quanto ad ore CIG complessivamente autorizzate.

  • Infrastrutture e tessuto produttivo

L'industria valdostana contribuisce alla formazione del valore aggiunto regionale per poco meno di un quarto del valore complessivo (23,2%).

Secondo i risultati del IX censimento dell'industria e dei servizi condotto dall'ISTAT nel corso del 2011 il numero di imprese attive sul territorio regionale era pari a circa 11.832 pari allo 0,3% del totale nazionale. La recessione del 2008-2009 e la stagnazione economica degli anni successivi continuano ad erodere il tessuto industriale locale. Il numero di imprese registrate è sceso sotto la soglia delle 14 mila nel 2011 a causa di un saldo tra iscrizioni e cessazioni che rimane negativo per tutto il periodo qui esaminato. La riduzione della base industriale accelera nel corso della recessione del 2013 quando le imprese cessate per poco non raggiungono il numero rilevato nel 2009.

Poiché tuttavia il numero di imprese iscritte era più basso, il saldo negativo dello scorso anno è stato più elevato rispetto proprio a quello del 2009 (-351 contro -260) dato inoltre un più basso numero di imprese registrate anche il tasso di variazione dello stock di unità produttive è stato peggiore nel 2013 (-2,6% contro -1,8% nel 2009).

Questa non è comunque la sola caratteristica preoccupante che interessa il settore industriale valdostano. Il penultimo censimento dell'industria e dei servizi condotto dall'ISTAT nel corso del 2001 ad esempio ha rilevato che in Valle d'Aosta non esiste alcun distretto industriale.

Gli addetti alla ricerca e sviluppo impiegati dalle imprese valdostane nel 2010 rappresentavano l'1,0% del totale contro l'1,7% nel nord-ovest e l'1,5% in Italia. La situazione degli investimenti in ricerca e sviluppo non è migliore dato che nel 2009 questi rappresentavano lo 0,7% del prodotto interno lordo regionale contro l'1,3% nazionale e l'1,4% nella ripartizione nord-occidentale. Bisogna precisare che la differenza è imputabile soprattutto proprio alla scarsa propensione all'investimento delle imprese private dato che il contributo pubblico regionale è del tutto in linea con quello nord-occidentale (0,1%) e nazionale (0,2%).

Le cifre rilevate dall'ISTAT per i due anni successivi al 2009 confermano per la Valle d'Aosta una ulteriore diminuzione delle risorse investite nelle attività di innovazione che nel 2011 scendono allo 0,6% del PIL, nello stesso anno solamente il Molise e la Calabria investono meno (0,42% e 0,45% rispettivamente).

Per quanto riguarda l'utilizzo della rete stradale come via di trasporto delle merci, è molto scarso. Tra il 2006 e il 2011 infatti la regione si colloca negli ultimi posti (unica regione del nord) di una classifica che vede le regioni italiane ordinate secondo le tonnellate-chilometro decrescenti. Tra le regioni del nord (e quelle del nord-ovest) solamente la Lombardia si colloca nella metà più bassa di questa classifica ma in una posizione molto più elevata di quella valdostana. Lo scarso utilizzo della rete stradale per il trasporto merci non sembra dovuto ad una più marcata presenza del sostituto più diretto e cioè la rete ferroviaria. L'estensione di quest'ultima infatti colloca la Valle d'Aosta al penultimo posto in una classifica per chilometraggio decrescente.

Scarica allegato: Analisi Congiunturale Regionale Ires Completa

Articolo del 08/04/2014

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