Casa della Salute a Châtillon? Un sogno che non si è mai avverato
“Ci si riempie la bocca parlando di territorialità sanitaria e ottimizzare le risorse, ma quando la Valle d'Aosta aveva la possibilità di diventare tra le regioni all'avanguardia per le case della salute, qualcuno ha deciso di staccare la spina e non andare avanti in questo progetto”. A dirlo senza giri di parole è Graziano Tacchella, componente della segreteria regionale Spi Cgil Valle d'Aosta, che con dati alla mano entra nel dettaglio del progetto preliminare del presidio sanitario che sarebbe dovuta sorgere a Châtillon al posto dell'attuale poliambulatorio: “Erano stati già preventivati dei soldi, 1 milione 590 mila euro, di cui 1 milione 290mila euro a carico della Regione e la restante somma sarebbe arrivata dallo Stato. In quel periodo il Governo dava incentivi alle Regioni intenzionate a creare strutture di questo tipo. Molte regioni italiane hanno abbracciato con favore questa idea, no la Valle d'Aosta, che invece ha stoppato tutto ed è andata avanti nella ristrutturazione del poliambulatorio, ma senza fare quel salto di qualità, che invece una struttura medica di quel tipo le avrebbe permesso di fare. Saremmo stati all'avanguardia rispetto ad altre regioni, invece ci troviamo ad essere tra le regioni con gli accessi più elevati al pronto soccorso”. Già perché la casa della salute ha molti aspetti positivi: “Innanzitutto la partecipazione attiva dei cittadini che possono appoggiarsi a una struttura medica in loco, senza contare che per una puntura di zecca o per togliere dei punti in seguito a un intervento non c'è bisogno del pronto soccorso, ma si può essere utilizzare questo tipo di struttura medica, aperta 24 ore su 24 e con un medico sempre a disposizione. Ma all'epoca la politica ha fatto orecchie da mercante e ha preferito non vedere ciò che effettivamente poteva essere un beneficio per la collettività, senza contare il risparmio di risorse economiche e di intasamenti per lievi cure che ancora oggi si verificano in pronto soccorso. Poi si parla di fiore all'occhiello della sanità valdostana e di democrazia. Tutte parole usate per riempirsi spesso la bocca, quando in realtà in altre regioni si sono creati dei consigli dei cittadini per la salute perché si vuole veramente affermare una cultura diffusa che consenta un' autentica collaborazione tra i cittadini ai processi di sviluppo dei servizi socio-sanitari. Un'azione importante questa, creata con il contributo al processo e al monitoraggio. Ma con questo progetto, che è andato in fumo, è chiaro che in questa regione la democrazia in sanità non piace a molti!”. Si domanda infine Tacchella: "A questo punto credo sia opportuno chiedersi: è impossibile ovviare ad un errore compiuto nel passato? Noi ne vogliamo discutere!".
Articolo del 20/10/2019
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