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E se non andrà tutto bene?


Care famiglie che avete figli in età scolare,
giunti a poco più di un mese dalla riapertura dell’anno scolastico, la FLC – CGIL pensa sia doveroso rendervi partecipi, voi che siete parte fondamentale della comunità scolastica, della realtà in cui si troverà ad operare il mondo della scuola, soprattutto ritiene necessario che i cittadini debbano conoscere le difficoltà che l’Amministrazione pubblica, attraverso i suoi canali ufficiali e i media, cerca di minimizzare, rispondendo a esigenze di realpolitik. La politica del “Va tutto bene” non funziona, le criticità ci sono e andrebbero affrontate. Questo chiede il Sindacato: che l’Amministrazione pubblica governi la scuola senza retorica, ma con pragmatismo, che smetta di accusare il sindacato di disfattismo perché il ruolo del sindacato è quello di rendere pubblico ciò che non funziona, ciò che richiede aggiustamenti razionali, ciò che può mettere in pericolo la salute delle persone, come afferma Francesco Sinopoli Segretario Generale della FLC, e infine suggerire delle possibili soluzioni. Ma non si possono affrontare le criticità della scuola senza pensare di non investire maggiori risorse, che, per quanto siano state incrementate, non sono ancora sufficienti, anche in Valle d’Aosta, per essere in linea con la media dei grandi Paesi europei. Tali risorse servono per modernizzare il sistema scolastico sia da un punto di vista infrastrutturale sia dal punto di vista dell’innovazione didattica. Ad un incremento delle risorse, tuttavia, deve corrispondere una precisa e rigorosa capacità progettuale che questa nostra amministrazione continua a non dimostrare, rispondendo alle emergenze sempre e solo con interventi provvisori (vedi scuole-polmoni e scuole-container).

Basta tagli alle scuole!
Le risorse per l’istruzione non devono essere considerate spesa pubblica da tagliare, ma investimento strategico che significa capacità di analizzare e programmare diversi aspetti per poi formulare strategie di intervento. A titolo di esempio, è vero che c’è stato un investimento di maggiori risorse per aumentare l’organico (circa 2,2 milioni di euro), ma questo aumento, che in ogni caso non è sufficiente, non è stato determinato in modo razionale ovvero non si è fatta a priori una ricognizione e una quantificazione, come i sindacati hanno continuato a chiedere fin dal mese di aprile, degli spazi nelle scuole per determinare il numero esatto di alunni e conseguentemente il numero dei docenti necessari al regolare svolgimento della didattica, così da far rientrare in presenza e in condizione di sicurezza lavoratori e studenti. Si rischia, in questo modo, che l’organico aggiuntivo non sia distribuito in maniera adeguata (non si può assegnare sulla carta un insegnante in più per scuola, quando magari una scuola non ne ha bisogno e un’altra ne ha bisogno di due!) e che non si tutelino le scuole che hanno veramente necessità, disperdendo risorse e energie, inoltre se la situazione epidemiologica dovesse richiedere l’attuazione di altre speciali misure di prevenzione del contagio, allora lo scenario degli organici potrebbe ancora cambiare, ma tutto ciò non è stato preventivato.

E al personale ATAR chi ci pensa?
Quando si parla di organico non ci si riferisce solo al corpo docente, ma anche al personale ATAR. Su questo punto l’Amministrazione non ha definito con chiarezza quale sarà il personale ATAR aggiuntivo (bidelli, per intenderci): al momento vi sono scuole completamente sprovviste e questo è già grave in una situazione normale, ma con l’emergenza Covid-19 diventa una situazione insostenibile e un’urgenza da risolvere. Eppure, alla richiesta di risorse in più in questo senso, l’Amministrazione nicchia, tentenna, temporeggia e lascia soli i Dirigenti scolastici che, in assenza di un Protocollo di sicurezza chiaro che prenda in esame diversi scenari, si ritrovano a dover interloquire con diversi soggetti (Regione, Comuni, protezione civile e tutti gli stakeholder), assumendosi responsabilità di ogni genere in quanto sui dirigenti cadono tutti gli obblighi di sicurezza e salute relativi ai docenti e agli studenti.

L'emergenza sanitaria ha fatto emergere la vulnerabilità della scuola valdostana
Il sindacato non è disfattista, è pronto al confronto e porta avanti istanze che da anni costituiscono criticità della nostra scuola, l’emergenza sanitaria ha solo messo in evidenza le vulnerabilità della scuola valdostana e ora sarebbe stato il momento per rilanciare il sistema di istruzione con investimenti che lo avrebbero qualificato. Il sindacato non è corporativo, non difende solo gli interessi dei docenti, ma gli interessi di tutta la comunità scolastica. Al centro dell’interesse deve esserci la formazione il cui nucleo è quell’imprescindibile fattore chiamato relazione didattico-pedagogica, i cui soggetti sono due: docenti e alunni (bambini, adolescenti, giovani adulti). Quest’ultimi hanno il diritto non solo a un’istruzione di qualità, ma anche al gioco, alla relazione, all’affettività e alla socialità, come i docenti hanno il dovere di svolgere il proprio lavoro con serietà, ma anche il diritto di lavorare in sicurezza con serenità. Sembrano elementi scontati, ma non lo erano già prima e ora si sono aggravati. Non si può svolgere nessuna professione senza certezze e senza una strada ben tracciata che porti a obiettivi chiari altrimenti ai nostri studenti che messaggi diamo? È un assunto principale della pedagogia: non si raggiungono risultati se l’obiettivo da raggiungere non è chiaro e come può essere efficace la formazione se non è efficace il sistema, su cui insiste, e se non si riescono a dare messaggi limpidi? Abbiamo detto che queste criticità erano già presenti prima: per esempio da anni si chiede che le insegnanti e gli insegnanti della primaria vengano sostituiti sin dal primo giorno di assenza, richiesta mai accolta nel passato e non lo sarà neanche nella scuola post-covid (più che mai necessario nella situazione emergenziale); oppure sono anni che si chiede che i bambini con disabilità abbiano una copertura con un insegnante di sostegno al 100%, richiesta mai accolta, neppure in emergenza. Si è chiesto per il prossimo anno scolastico di prevedere risorse per attuare piani di recupero per quegli studenti che con la didattica a distanza sono stati penalizzati per diverse ragioni. Ma anche su questo il sindacato non è stato ascoltato. Sono anni che la situazione dell’edilizia scolastica nel capoluogo richiede interventi urgenti, ma negli anni si è perso tempo e oggi la risposta sono dei container.
Care famiglie, il sindacato non è corporativista, non difende solo gli interessi di una categoria ma difende i diritti di tutti i cittadini perché l’istruzione dovrebbe essere l’interesse primario per uno Stato e per una Regione. Il sindacato chiede semplicemente una scuola migliore che “salvaguardi, le specificità di ogni singola fascia di età e ampli la prospettiva dal principio dell’obbligo all’impegno per il successo formativo di tutte e di tutti in un orizzonte di uguaglianza delle opportunità”. Se chi governa, che sia ministro o assessore, non comprende il ruolo primario e assoluto della scuola, allora il nostro sistema di istruzione diventerà sempre di più fanalino di coda del sistema scolastico europeo. Questa emergenza avrebbe dovuto fornire l’occasione per investire nel suo miglioramento, non solo tecnologico e infrastrutturale, perché la scuola non è solo un tablet o un palazzo ma è come si diceva sopra relazione.

Bene, care famiglie, a settembre, quando i vostri figli torneranno a scuola tutte le problematiche verranno al pettine, ma saranno tutti presi dalle elezioni per accorgersene e allora… speriamo che andrà tutto bene!
 

Articolo del 05/08/2020

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