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Fabrizio Graziola confermato segretario FIOM Cgil Valle d'Aosta


 Fabrizio Graziola è stato confermato segretario generale Fiom Cgil Valle d'Aosta venerdì 19 ottobre al congresso della Fiom Cgil Valle d'Aosta, che si è svolto a Montjovet. Graziola sostituisce Enrico Monti, che ha guidato la categoria degli impiegati, operai, metalmeccanici della Cgil Valle d'Aosta per otto anni. Afferma il neo segretario generale: "Il XXVII congresso della Fiom Cgil Valle d'Aosta avviene a 10 anni dall'inizio della crisi economica e sociale, iniziata in Europa e allargatasi nel resto del mondo industriale. In questo decennio si sono persi migliaia di posti di lavoro in tutto il settore industriale europeo. In particolare l'Italia ha visto i propri colossi industriali ridursi sensibilmente in termini di occupazione. Basti pensare per esempio che negli anni '90 la Fiat aveva 237.000 dipendenti, ad oggi siamo a poco di 60.000. L'onda lunga delle ripercussioni della crisi è poi chiaramente evidenziata dai dati relativi al mercato del lavoro. Gli impatti prodotti dalla crisi hanno generato, infatti difficoltà occupazionali, cui la Valle d'Aosta non era abituata. Rispetto alla situazione che ha preceduto la crisi, emerge una perdita complessiva di circa 2100 posti di lavoro, pari a una riduzione dell'occupazione del 4%". Prosegue il segretario Graziola: " I dati più recenti relativi al primo semestre 2018 mettono però anche in luce dei miglioramenti, per cui l'occupazione complessiva risulta in linea tendenziale in crescita (+1,2%), a fronte di un sensibile calo della disoccupazione (-18%). Mentre per quanto riguarda il secondo trimestre del 2018 l'occupazione dell'industria manifatturiera registra un tendenziale aumento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, + 3,8%". Prosegue il segretario Graziola: "La situazione delle aziende metalmeccaniche in Valle d'Aosta è variegata. Per quanto riguarda il mondo artigiano, mi riferisco alle aziende con meno di 15 dipendenti vi è un continuo turnover di cessioni e aperture di nuove attività. Questa condizione è sempre esistita ma la crisi ha reso il fenomeno  abituale, quasi quotidiano. Molte attività artigiane sono in difficoltà a causa di un mercato sempre più concorrenziale in cui la flessibilità ne è diventata un dogma. Inoltre non va dimenticato che a volte le aziende artigiane si trovano in crisi di liquidità a causa del ritardo nei pagamenti di fatture da parte dei clienti compresi gli enti pubblici ( Comuni, Comunità Montane e Regione).

In questo contesto i lavoratori, spesso giovani con contratto a termine, si trovavo in una condizione surreale. Mentre sono alla ricerca di un nuovo posto di lavoro stanno lottando per ottenere il pagamento di stipendi e spettanze finali da parte dei loro ex datori di lavoro". Il segretario fa poi il punto sulla sua categoria: "La Fiom, stesso discorso immagino valga per le altre organizzazioni sindacali, si trova  quotidianamente a discutere con i datori di lavoro su recuperi crediti,  definendo quelli che in gergo chiamiamo piani di rientro. I sindacati impegnati a risolvere situazioni di singoli lavoratori vedono ridursi le loro forze e il loro tempo per affrontare tematiche collettive quali:
  • Sicurezza sui luoghi di lavoro
  • Salvaguardia della salute dei lavoratori
  • Rispetto degli orari di lavoro
  • Adempimenti economici del Ccnl
  • Previdenza e sanità integrativa
  • Welfare
In questo contesto accade quindi, sempre più sovente, che le norme contrattuali non vengano rispettate.

Per provare a cambiare rotta penso sia necessario che le parti in causa, rappresentanti sindacali e rappresentanti degli artigiani si incontrino per discutere della situazione illustrata in precedenza.
Se come già detto le difficoltà economiche nel settore artigianale riguardano anche il rapporto artigiano/ente pubblico al tavolo di discussione non può mancare la politica.
La Regione, seppure anch'essa in difficoltà economiche, deve trovare  nuove politiche per il lavoro, che non devono essere un mero aumento delle risorse economiche alle imprese, ma un ripensare ad un nuovo rapporto tra politica e artigianato". Graziola fa poi un focus sulle aziende valdostane: "Per quanto riguarda le aziende valdostane più importanti dal punto di vista del numero degli occupati, dopo anni di crisi che hanno portato come conseguenza principale la perdita di posti di lavoro, stanno attraversando un momento di incertezza sia produttiva che occupazionale. Partendo da Pont Saint Martin ricordo l'A.c.c., azienda che opera nel campo dei call center, di cui è stata annunciata la fusione con  Telecontact Center SpA società legata alla Tim. La dirigenza ha annunciato che parallelamente vi sarà  anche il cambio di contratto di lavoro, passando da quello metalmeccanico a quello delle telecomunicazioni.
Questo ha portato all'apertura di un tavolo di trattative, iniziato il 10 ottobre ad Ivrea tra azienda e sindacati, per discutere sia degli aspetti economici che di quelli normativi. La richiesta avanzata dal Sindacato al tavolo della discussione è stata di passare al contratto delle telecomunicazioni alla data della scadenza naturale  del Ccnl metalmeccanico (dicembre 2019), tenuto conto che il contratto delle telecomunicazioni è scaduto nel 2014 come del resto la proroga. I primi punti messi in discussione sono la riparametrazione dei livelli, questione più spinosa viste le differenze fra A.c.c. e Telecontact e l'armonizzazione salariale. Vi sarà anche una verifica sugli orari e i turni di lavoro evitando ripercussioni negative per quanto concerne il rapporto tempi di vita e di lavoro, vista l'alta percentuale di lavoratrici presenti in A.c.c. Inoltre bisognerà che previdenza e sanità integrative siano mantenute alle stesse condizioni previste dal contratto dei metalmeccanici migliori rispetto a quelle del settore delle telecomunicazioni. Infine sarà nostro compito mantenere diritti già acquisiti frutto di accordi e integrativi aziendali in essere come prevede l'art 2112 del c.c. Medesima situazione per l'Ipzs di Verres, azienda famosa per la produzione di tondelli per le monete, con l'annunciato cambio di contratto di lavoro, da quello metalmeccanico a quello dei grafici, la cui trattativa è appena iniziata. Tornando a Pont Saint Martin abbiamo la Thermoplay, azienda da qualche mese entrata nel gruppo Barnes, specializzata nella progettazione e produzione di sistemi d'iniezione a canale a caldo per lo stampaggio di materie plastiche, in cui per la prima volta siamo riusciti a organizzare le elezioni delle Rsu/Rls. Se dal punto di vista della produzione e degli utili le cose stanno andando bene, non si può dire altrettanto per quanto concerne le relazioni sindacali. Certamente paghiamo lo scotto della mancanza di abitudine da parte dell'azienda ad interloquire con le Rsu, ma vi è anche una logica tipica delle multinazionali americane. Tanto per intenderci, da anni la Thermoplay eroga ai propri dipendenti un premio di produzione fisso uguale per tutti, che non permette all'azienda e ai lavoratori di usufruire della tassazione agevolata di cui gode un Premio di risultato variabile e composto da almeno due parametri, legati al bilancio, alla produzione, alla qualità ecc..L' Engineering, azienda specializzata in sistemi informatici per la raccolta e trattamento dei dati aziendali, gode di ottima salute. È di qualche settimana fa l'intervista apparsa su alcuni giornali in cui l'amministratore delegato Paolo Pandozy esprimeva tutta la propria soddisfazione per l'andamento societario. Ad oggi l'utile netto è salito del 15% rispetto all'anno precedente come il valore di produzione in rialzo del 10%. Contestualmente a questi dati positivi vi è un costante incremento del numero di personale. Nonostante questo andamento positivo la trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, iniziata da qualche mese, si è arenata. La piattaforma presentata dalle OO.SS di categoria è stata respinta totalmente, per quanto concerne la parte degli adeguamenti economici, perché la proprietà l'ha ritenuta non sostenibile. Il Coordinamento nazionale dell'Engineering, di cui fanno parte due nostre Rsu, ha deciso di proclamare un pacchetto di 14 ore di sciopero. Le prime due ore con tanto di presidio davanti ai cancelli di tutte le sedi, si sono svolte il 25 settembre scorso con una partecipazione più che positiva. La sede di Pont-Saint-Martin ha visto la partecipazione al presidio di oltre trenta lavoratori, mentre allo  sciopero hanno aderito un'ottantina di lavoratori. Ci tengo a dire che tale  partecipazione per un'azienda di soli impiegati è più che lusinghiera.
La Datalogic di Donnas, azienda che opera nel settore dell'identificazione automatica, rilevazione e marcatura per l'automazione industriale, ha subito lo scorso anno un ridimensionamento del personale dovuto alla decisione dei vertici aziendali di trasferire tutta la produzione dal sito di Donnas  a quello di Monte San Pietro (Bologna), mentre in Valle è rimasto il solo nucleo di ricerca. Nonostante numerosi incontri con gli stessi,  non si è purtroppo riusciti a convincerli a mantenere la produzione in Valle. Pertanto il confronto si è spostato sugli incentivi economici per i lavoratori che non hanno accettato il trasferimento a Bologna. La trattativa si è conclusa con una “buona uscita” oltre alla Naspi per tutto il personale interessato. Il sito di Donnas non ha ulteriori criticità dal punto di vista dell'organico, anche se il lavoro di “ricerca” potrebbe avere delle ripercussioni negative nel caso la Datalogic decida di puntare su nuovi prodotti rispetto a quelli attuali. Per il futuro è da capire se la sede attuale visto l'esiguo numero di personale (16 unità) rispetto alle dimensioni dello stabile sia ancora economicamente sostenibile.
 
Risalendo la valle troviamo la Tecnomec, storica azienda di Arnad che si occupa di stampaggi e profilatura dei metalli per il settore dell'automotive. Dopo anni di crisi, dovuti al forte rallentamento produttivo del settore auto, la situazione è migliorata, anche se il permanere della mancanza di liquidità, dovuta in parte a continui ritardi dei pagamenti delle fatture da parte dei clienti, non permette di godere all'azienda della dovuta tranquillità economica.
In passato l'Azienda ha accumulato un debito nei confronti di Cometa e Fopadiva. Grazie all'intervento del sindacato la situazione debitoria si sta risolvendo. Permangono invece questioni legate alla vita quotidiana in fabbrica come la fruizione di ferie e permessi, erogazione della busta paga e sicurezza sul lavoro. Grazie all'azione delle rsu che hanno stipulato accordi con l'azienda alcune di queste problematiche sono in via di risoluzione.
 
Sempre ad Arnad abbiamo la Gps, specializzata in sistemi di sicurezza perimetrali. Da anni in continua crisi finanziaria e produttiva con una costante riduzione del personale che ha portato alle attuali 30 unità.
La situazione creatasi è dovuta alla diminuzione di ordini oltre alla già citata crisi finanziaria della Gps, legata in parte alla situazione debitoria con Finaosta.  Lo scorso anno la Fiom assieme alle altre OO.SS. di categoria presenti in azienda ha trovato una soluzione alla richiesta aziendale di riduzione del  personale. Il numero degli esuberi si è ridotto drasticamente grazie alla proposta sindacale di utilizzare il part time.
Dal canto suo la Gps per ridurre le spese e recuperare capitali  ha chiuso alcune sedi ed uffici, ma la situazione rimane critica e il futuro incerto. Alcune nuove commesse sono arrivate portando un minimo di serenità all'interno della fabbrica, ma ciò che determinerà il futuro dell'azienda sarà la lettera di intenti stipulata con Hikvision, società cinese che produce e gestisce sistemi di sicurezza sia per privati che per grandi società (come ad esempio il sistema di videosorveglianza dell'aeroporto di Malpensa). Hikvision è una società con sedi in tutto il mondo e con fatturati da capo giro. Se la Gps riuscirà a firmare un accordo commerciale con la Hikvision avrà la possibilità di uscire dalla crisi, in caso contrario la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi.
 
La Brabant Alucast di Verrès passata al gruppo americano Shiloh nel mese di marzo è l'unica azienda in Europa a produrre componentistica in pressofusione sia in magnesio che in alluminio per le case automobilistiche. La Shiloh, come tutte le aziende legate all'automotive, ha vissuto momenti di  difficoltà che ha potuto in parte superare grazie alla particolarità dei suoi manufatti. Rimane comunque soggetta alle oscillazioni del mercato dell'auto. Ad aprile 2017 le Organizzazioni sindacali e le Rsu hanno stipulato un accordo per l'erogazione di un premio di risultato basato su EBITDA (margine operativo lordo) e il parametro OEE (efficienza degli impianti) che sta dando buoni risultati in termini economici.  Il 5 di agosto è stato organizzato a Courmayeur il 200° anniversario della Grivel, azienda che opera nel settore dell'alpinismo di proprietà della famiglia Gobbi, che possiede anche l'ABC company situata a Verrayes, specializzata nella produzione di bastoncini da sci e da trekking. Grande spazio è stato dato all'evento basti pensare che anche la Gazzetta dello sport ha dedicato un articolo all'evento.
La Grivel viene presentata come un'impresa moderna, all'avanguardia mentre la realtà è alquanto diversa. Le relazioni sindacali all'interno delle due aziende sono ridotte ai minimi termini e la parola “padrone” si addice al modo di relazionarsi della proprietà con lavoratori e sindacato.
L'andamento produttivo è altalenante vista la tipologia di produzione legata alla stagionalità, pertanto l'utilizzo di personale interinale e a CTD è molto alta rispetto al totale della forza lavoro (siamo intorno al 40%). Questa situazione non aiuta nella discussione con la controparte su straordinari, ferie, orari di lavoro, salute e sicurezza lasciando troppa libertà decisionale alla proprietà. Nell'immediato si dovrà affrontare la questione dei CTD,  perché con il decreto “dignità” sono a rischio una quindicina di posti di lavoro.
 
Alle porte di Aosta ha sede Nuova Energia, società che si occupa di impianti di riscaldamento sia pubblici che privati, dove la problematica più scottante è l'orario di lavoro dovuto alla tipologia stessa della prestazione di lavoro. Occupandosi della gestione, del controllo e della manutenzione di impianti di riscaldamento in una regione come la Valle d'Aosta, il personale è costretto a ruotare i turni sulle 24 ore e 7 giorni su 7  per tutti i 365 giorni all'anno con un personale non sufficiente.
Gli argomenti di discussione tra Rsu e azienda vertono essenzialmente sulla definizione di straordinari, turni di reperibilità, riposi e ferie. Tale discussione si protrae da tempo  per via della poca attitudine al dialogo della proprietà e della mancanza di considerazione nei confronti del sindacato.
Questa settimana ci è stato notificato che è in corso il cambio societario tra Nuova Energia s.r.l. di Alberto Arditi  e Sharenergy s.r.l. costituita da alcuni dipendenti di Nuova Energia già in forza all'ex Sea. Si chiude così una vicenda complessa che come Fiom abbiamo seguito in questi anni con grande attenzione per far si che quanto fatto dall'ex Sea per l'istallazione del teleriscaldamento ad Aosta non andasse perso. Purtroppo, questo non si è verificato e Nuova Energia non ha potuto inserirsi nei lavori eseguiti da Thelchan.
Anche in Valle d'Aosta vi è una sede dell'Alpitel, seppure con solo 6 dipendenti fissi e alcuni in prestito dalla sede di Torino. Nel mondo dell'installazione di impianti di telecomunicazioni il problema principale è la miriade di appalti e subappalti che determinano una continua lotta al ribasso del prezzo delle commesse a discapito dei lavoratori. Con una concorrenza sempre più spietata i ricavi sono ridotti all'osso, le aziende si trovano “costrette” a ridurre gli stipendi dei propri dipendenti e fatto ancora più grave si determina una scarsa attenzione nei confronti della sicurezza.
Lo scorso novembre è stato siglato l'accordo aziendale che prevede un incremento economico del Welfare  previsto dal Ccnl e un Premio di risultato in base alla produttività e alla redditività. Viste le continue controversie con l'Inps per la concessione della Cassa integrazione per eventi atmosferici, stiamo definendo a livello di Coordinamento nazionale un accordo per risolvere questa problematica. 
 
La STMicroelettronics è una multinazionale italo-francese con diverse sedi in Europa e in Italia tra le quali quella di Aosta, in cui si svolgono attività di ricerca e sviluppo nel settore della microelettronica. Dopo una trattativa durata più di tre anni il Coordinamento nazionale di STMicroelettronics, di cui fa parte una Rsu del sito valdostano, ha siglato l'accordo per il contratto di II° livello.
Per quanto concerne la parte normativa le novità più importanti sono: l' utilizzo dei PAR a 30 minuti, un contatore Flex per ovviare ad assenze dovute a esigenze familiari e l'applicazione del piano sanitario “integrativo A” di Metasalute in luogo di quello “Base” a totale carico dell'azienda.
Per la parte economica è previsto un premio di risultato con indicatori produttivi e indicatori finanziari il cui tetto massimo partirà dai 2600 € nel 2019 per arrivare ai 3000 € nel 2021.
 
Vicino alla STMicroelettronics vi è la sede della Vallée Trafor società che si occupa della produzione di macchine elettriche in bassa e media tensione (trasformatori, induttori ecc...). La società è a conduzione strettamente familiare per cui le relazioni sindacali non sempre sono facili. Sono ormai anni che si discute di come gestire orario di lavoro e  straordinari.
Quando sembra di aver trovato una soluzione che soddisfi ambo le parti, l'azienda cambia idea tornando sui propri passi e la discussione riparte dall'inizio.
 
Unica società “in house” del settore metalmeccanico valdostano è l' IN.VA Spa , centrale unica di committenza della Valle d'Aosta, che si occupa di servizi al pubblico che vanno dalle gare d'appalto, alla sanità, all'installazione di sistemi informatici ecc.. Lo scorso mese è iniziata la discussione per il rinnovo dell'integrativo aziendale tra azienda e sindacati, la società ha respinto le richieste economiche di parte sindacale, motivandone il diniego con l'impossibilità ad incrementare i costi del personale dovuto ai vincoli legislativi imposti alle società “in house”. L'azienda si riferiva in particolare alle Leggi di stabilità del 2014 e 2015, il D.L. N°175 del 2016 ( la riforma Madia) oltre alla legge regionale n°20 del 14/11/16 che hanno sì introdotto un contenimento della spesa per il personale, ma che a nostro avviso danno la possibilità tramite la contrattazione di II° livello di ottenere incrementi economici per i lavoratori. Da parte sindacale c'è la volontà di proseguire nella trattativa perché il Ccnl metalmeccanico prevede la contrattazione aziendale, pertanto si è chiesto che il tavolo di discussione sia allargato anche all'Azionista di maggioranza.
 
All'interno della Cogne Acciai speciali operano diverse aziende tra cui Cappio, azienda di autotrasporti, che gestisce per conto di Cas alcuni magazzini e l'ufficio spedizioni. A luglio è stato siglato l'integrativo aziendale in cui sono previsti  l'utilizzo di permessi per visite mediche, indennità turni speciali e un premio di risultato variabile che tiene conto del tonnellaggio spedito.
 
 
Ho lasciato per ultima la Cogne Acciai Speciali non tanto perché è la più grande fabbrica metalmeccanica valdostana per dimensioni e numero di personale nonché una delle più antiche ( nel 2016 ha compiuto 100 anni); ma per come negli ultimi anni essa si sia trasformata ed è tuttora in trasformazione da tutti i punti di vista, rispecchiando i mutamenti che stanno avvenendo nel settore metalmeccanico italiano.
Dal 1995 anno in cui ho iniziato la mia carriera lavorativa e sindacale all'interno della Cogne i cambiamenti sono stati molteplici, si è passati dalla gestione pubblica a quella privata ( Marzorati ne è diventato proprietario nel 1994), sono cambiati dirigenti, capi del personale, ma soprattutto è cambiato il sistema di produzione e il modo di lavorare. La Cogne si è affacciata  verso nuovi mercati come l' Oil & gas, l'Automotive e in ultimo l'Aereospace che hanno permesso all'azienda negli anni di crisi di rimane a galla e ricominciare dal 2016 ad aumentare progressivamente la propria produzione sia in termini quantitativi che qualitativi. Da qualche anno si è abbandonata la “carta” per fare spazio alla digitalizzazione e all'informatizzazione sia per quanto riguarda il controllo e la gestione degli impianti, sia per tutto ciò che concerne  le comunicazioni e le informazioni fra e per i lavoratori. Ad aprile di quest'anno è stato avviato un progetto denominato “Lean production”, che prevede una linearità dei flussi produttivi cambiando l'attuale organizzazione produttiva divisa in reparti trasformando la Cogne in tante piccole fabbriche. Nella sostanza non ci saranno più singoli reparti gestiti da capi reparto e capi turno, ma linee produttive che partono dall'acciaieria per arrivare al prodotto finito con ognuna un proprio Gestore  coadiuvato da leader e  flow menager. Come spesso accade i cambiamenti comportano delle criticità, in questo caso hanno incrinato il rapporto fra lavoratori-sindacato-dirigenza determinando un clima all'interno della fabbrica tutt'altro che sereno. L'esigenza dell'azienda di restare al passo con la concorrenza aumentando produzione e qualità si è scontrata con abitudini ereditate dalla gestione pubblica pre Marzorati. L'azienda ha deciso ad un certo punto di non tollerare più atteggiamenti fuori dalle regole, questo ha provocato una moltitudine di provvedimenti disciplinari e a dei licenziamenti, mettendo in forte difficoltà le OO.SS. e le stesse Rsu dovendo al tempo stesso difendere i lavoratori dall'azienda e trovare accordi con la stessa. In questo contesto ciò che di buono ha fatto il sindacato, penso al Contratto di II° livello e agli accordi che stanno portando alla stabilizzazione di alcune decine di Ctd , finisce nel dimenticatoio. In Cogne come in tante altre fabbriche italiane, il sindacato viene spesso identificato come corresponsabile delle peggiorate condizioni di lavoro in cui si trovano i lavoratori, al tempo stesso l'unità tra i lavoratori conquistata nei decenni passati si è in parte persa dando al sindacato, soggetto con compiti di rappresentanza, un ruolo sempre più  marginale. In una società, dove egoismo e individualismo fanno da padrone, i cui governi fanno del rapporto diretto cittadini/istituzioni e lavoratori/datori di lavoro una loro bandiera, i soggetti con un ruolo di rappresentanza devono essere emarginati e non mi riferisco solamente al sindacato.
E' di questi giorni la notizia dell'uscita da Confindustria della Cogne e di tutte le aziende che operano al suo interno, come Fiom il primo pensiero va alla Fiat  dove parallelamente all'uscita da Confindustria c'è stata la disdetta del Ccnl.  In un incontro ufficiale abbiamo avuto l'assicurazione da parte di CAS della volontà di rimanere all'interno del Ccnl metalmeccanico e non dare disdetta agli accordi vigenti. Sarà compito del sindacato, e auspico in chiave unitaria, vigilare perché in futuro ci sia continuità nell'applicazione del Ccnl metalmeccanico che scadrà a dicembre 2019. La decisione della Cogne che in Italia anche altre aziende hanno intrapreso è comunque una ulteriore dimostrazione di come il concetto di rappresentanza, in questo caso si tratta della Confindustria, sia messo in discussione. Questa condizione rischia che il modello Fca, basato solo sulla contrattazione aziendale, diventi un punto di riferimento per tutta l'industria italiana.
 
Guardando al futuro la tematica principale che dovremo affrontare sarà legata a quello che comunemente chiamiamo “Industria 4.0”. Da qualche anno il governo italiano per aumentare la produttività dell'industria ha elargito contributi alle aziende che investono in questo campo.
Per  onestà intellettuale non possiamo nasconderci che in fatto di produttività l'Italia sia parecchio indietro in confronto ad altri paesi industriali sia europei che extraeuropei. Industria 4.0 non è solo robot ma è un concetto nuovo di come si lavora e di come si sta in fabbrica, basato sui controlli della produzione utilizzando l'informatizzazione e la digitalizzazione. Il cliente diventa colui che decide quali prodotti deve fornirgli l'azienda e con quali caratteristiche e chi gestisce la produzione si deve adeguare alle scelte dell'acquirente. Fino a poco tempo fa tutte le aziende tenevano a magazzino scorte di ogni prodotto in modo da essere sempre pronte per una richiesta da parte di un potenziale cliente, oggi questa modalità è superata perché il magazzino è diventato un costo non  più sostenibile per le imprese.
Se pensiamo alla Cogne, in passato un tipo di acciaio veniva prodotto per svariate colate consecutive, sugli impianti di pelatura,finitura ed altri ancora si producevano “tondi” con lo stesso diametro anche per alcuni giorni. Oggi a seconda delle esigenze dei clienti le variazioni di materiale e dimensioni sono quotidiane in modo da non avere più scorte a magazzino. Queste innovazioni stanno portando ad un rapido mutamento del modo di lavorare che disorienta i lavoratori i quali non comprendono a pieno le scelte produttive della fabbrica per cui lavorano. Penso che lavoratori e sindacato per continuare ad essere soggetti attivi, continuando ad avere un ruolo primario all'interno delle fabbriche senza perdere dignità e diritti debbano affrontare queste nuove sfide con gli strumenti che da sempre ci hanno contraddistinti, mi riferisco alla capacità di discutere, contrattare con i datori  di lavoro e quando è necessario scioperare.
L'abitudine sempre più diffusa di lasciare a soggetti terzi, ad esempio il governo, i tribunali, l'ispettorato del lavoro, prendere decisioni che spettano a Noi, non è soltanto rischioso visti i tempi in cui viviamo, ma diventa un modo per non assumersi le proprie responsabilità perdendo di vista il ruolo di rappresentanza che la Fiom e il sindacato in genere a sempre avuto.

Se “Industria 4.0” determina l'aumento della produttività e al tempo stesso impone ritmi di lavoro più elevati, minore sicurezza sul lavoro, nuove malattie professionali il nostro compito non è combattere l'innovazione ma trovare soluzioni alle criticità che essa porterà.
Il tema dei lavori usuranti in cui metto al suo interno: tipologie di mansioni, turni notturni, orario di lavoro, operai che diventeranno dei tecnici con compito di puro controllo degli impianti deve diventare elemento principale della discussione che riguarda il futuro dell'industria italiana.
Se l'aumentare della produttività degli impianti ha come conseguenza la crescita del fatturato delle aziende, contrattare un aumento delle pause per i turni notturni, diminuire l'orario di lavoro che in Italia è di 40 ore settimanali da decenni, modificare radicalmente la classificazione del personale è pura utopia oppure, come io penso, siano questioni che la Fiom possa proporre, spero assieme alle altre OO.SS, aprendo un tavolo di discussione dove possano essere affrontare concretamente. 

Ho tenuto per ultimo l'argomento Ccnl, perché al di là del fatto che ne va difesa a spada tratta la sua importanza, ribadendo che esso è il punto di partenza di ogni discussione, trattativa, accordo che la Fiom intraprende con la controparte; sia giunto il momento di fare un'attenta valutazione sulla necessità o meno di continuarne ad averne una pluralità all'interno del mondo metalmeccanico e industriale. I Ccnl
dell'industria metalmeccanica includono molte tipologie lavorative diverse fra loro, però penso sia necessario arrivare nei tempi giusti ad un solo Ccnl dei metalmeccanici, perché molte delle attuali  differenze che vi sono nei vari contratti sono oramai superate. Per fare un esempio avere una previdenza complementare e un'assistenza sanitaria integrativa diversa a  seconda del contratto di appartenenza, ritengo sia un elemento di debolezza per i lavoratori. Chiaramente si dovranno salvaguardare le diversità fra un'azienda di migliaia di lavoratori e un'officina metalmeccanica, cosa che a mio avviso si può ottenere rimanendo all'interno del medesimo Ccnl.

Il mio auspicio, che non considero utopistico, sempre che si abbia voglia e coraggio a sufficienza è che in un futuro non troppo lontano si possa arrivare a ottenere un solo Ccnl per l'industria che darebbe maggiore forza contrattuale e rinnovata dignità ai lavoratori e al sindacato. E spero che tale  input sia fatto proprio dalla Cgil non a parole ma con i fatti".



Articolo del 19/10/2018

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