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Inclusione, Vilma Gaillard: 'Un lavoro di qualità crea fiducia e fa bene alla democrazia'


"Il lavoro, anche per effetto delle trasformazioni produttive si è frammentato, scomposto, disperso, generando e accentuando la divisione nelle condizioni e nelle retribuzioni fra lavoratori che operano fianco a fianco". Ad affermarlo è il segretario generale Cgil Valle d'Aosta Vilma Gaillard in occasione dell'assemblea regionale. Secondo Gaillard il ruolo del sindacato ora è quello di: "ricomporre quella frammentazione, riunire il lavoro, ridurre le diseguaglianze. È il nostro compito". Ed entra nel dettaglio: "Per farlo abbiamo bisogno in primo luogo di ricostruire la nostra rappresentanza fra gli esclusi e su di essa agire con una nuova stagione di contrattazione, che metta al centro il superamento e lo smantellamento delle diseguaglianze ma soprattutto l’allargamento di diritti attraverso politiche inclusive. Ricomporre significa anche restituire un profilo sociale al lavoro e ridare fiducia alle istituzioni. Significa consentire alle persone di programmare la propria vita, non restando precari per sempre, in modo che non si sentano abbandonati. Abbiamo visto come tutto questo crei rabbia, rancore, disagio sociale, e porti consensi a chi alimenta la guerra tra ultimi e penultimi. Un lavoro di qualità crea fiducia e fa bene alla democrazia, come i nostri padri costituenti avevano capito molto bene, scrivendolo non a caso nel primo articolo della Costituzione. Per fare ciò va ripensata anche l'architettura della nostra organizzazione che, come dice bene il documento, era funzionale agli anni, in cui alla verticalità delle categorie corrispondeva una confederalità capace di governare e indirizzare le politiche contrattuali e salariali sul principio della linearità. Oggi però serve un cambio di passo per rispondere ai nuovi bisogni di tutela".

LA CONTRATTAZIONE INCLUSIVA

"Anche nel nostro territorio, cosi come in ogni territorio e camera del lavoro, - questa è la richiesta che ci viene rivolta dalla segreteria nazionale-  dobbiamo mettere in campo quelle modalità di contrattazione inclusiva, ma anche sociale e territoriale in grado di dare risposte alle nuove domande di rappresentanza. Non si tratta solo di condividere o meno il documento, ma di appropriarsi e di sperimentare nuove forme di risposte ai bisogni che i cittadini e lavoratori ci pongono, quando varcano la soglia della nostra organizzazione o quando li incontriamo nei luoghi di lavoro". Afferma il segretario generale Cgil: "Indubbiamente serve una rivendicazione legislativa, un quadro normativo ( quale nuovo statuto dei lavoratori), che riconosca l'universalità dei diritti del lavoro, la validità per tutti dei contratti collettivi nazionali e la legge sulla rappresentanza. Su questo un primo passo è stato fatto da Cgil, Cisl e Uil e Confindustria, che hanno firmato con l'Inps e l'Ispettorato del Lavoro la convenzione per la misurazione e la certificazione della rappresentanza sindacale. Si tratta, nello specifico, di una procedura per sapere con certezza quali siano le sigle dei lavoratori che hanno un "peso" reale nelle aziende e quindi di conseguenza rimarca il diritto di sedersi ai tavoli di contrattazione".

LA CONTRATTAZIONE INCLUSIVA IN VALLE D'AOSTA

"È necessario mettere in campo un agire locale. Finora poco è stato fatto in termini di contrattazione inclusiva nella nostra regione" dice Gaillard: "Indubbiamente ci sono situazioni, dove qualche sperimentazione è stata fatta e su questo saranno i segretari a illustrarne i vari aspetti. Una particolarità della nostra camera del lavoro è che permette un maggior confronto e una sinergia tra le categorie che spesso hanno iscritti nella stessa azienda. Occorre, però, fare un salto di qualità e compiere uno sforzo, volto al superamento delle rigidità derivanti dalla nostra organizzazione. In parecchie realtà lavorative coesistono lavoratori con contratti diversi. Penso per esempio agli impianti sportivi, ma anche alle realtà più strutturate come le banche, dove venegono utilizzati lavoratori "in somministrazione". O in quelle aziende dove accanto al lavoratore più tutelato vi è il precario e spesso per uno stesso lavoro si applicano retribuzioni diverse e diritti diversi. La sfida è quella di iniziare un percorso di rivendicazione che sia trasversale e che consenta di garantire il raggiungimento di diritti minimi per tutti che può essere il buono mensa, avere a disposizione degli spogliatoi, tutele per i congedi parentali, permessi studio, ecc.. Sappiamo che questo implica una significativa sinergia tra le categorie e anche un grande impegno, ma alla base ci deve essere sempre la tutela del lavoratore".

 

GARANTIRE SICUREZZA E TUTELA DELLA SALUTE SUI POSTI DI LAVORO

"Come Cgil regionale - spiega ancora Gaillard -  stiamo lavorando al coordinamento degli RLS ( delle varie categorie), prevedendo anche un percorso comune di formazione. In questo modo si tenta di avere una mappatura della situazione, inerente alla sicurezza nelle aziende ( cantieri, uffici, e in tutti i posti di lavoro della nostra regione). La volontà è quella, e sappiamo che la strada è lunga, di poter dare una risposta, il più uniforme possibile, ad una sempre più crescente necessità di garantire la salute e la sicurezza nei posti di lavoro. I cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, i sempre più rapidi avanzamenti tecnologici, il prolungamento della vita lavorativa, sollevano nuove preoccupazioni in materia di sicurezza e salute sul lavoro. Penso ai casi sempre più frequenti di stress a cui sono sottoposti i lavoratori e le lavoratrici, e nuove malattie legate, per le donne in particolare, ai disturbi muscolari e articolari. L'OIL ( Organizzazione internazionale del lavoro) dichiara che la tecnologia — come la digitalizzazione, la robotica e la nanotecnologia — può anche influire sulla salute psico-sociale e introdurre nuovi rischi per la salute non ancora misurati. Un altro argomento spinoso è quello degli appalti, e senza dubbio, ci troviamo di fronte a un' emergenza. Vi sono regioni come il Piemonte , ma anche Toscana, Emilia Romagna ( per esempio Bologna), che sono già dotate di leggi che superano la regola del massimo ribasso per l'assegnazione dell'appalto. Dobbiamo procedere anche noi in questa direzione".

CONTRATTAZIONE SOCIALE

" È cresciuta la consapevolezza di dover affiancare alla tradizionale contrattazione nelle aziende quella con i diversi soggetti del territorio, sia su temi sociali che di sviluppo locale, per ricollegare con forza i diritti del lavoro con i diritti di cittadinanza. In un contesto di progressiva riduzione delle risorse e di tagli che investono i cittadini, l'organizzazione, la qualità e l’accessibilità dei servizi e degli spazi, e la loro corrispondenza con i bisogni del territorio stesso, sono elementi essenziali per la qualità di vita delle persone e delle comunità. La contrattazione sociale territoriale, che è nata dunque come pratica di negoziazione a livello territoriale e con soggetti prevalentemente pubblici, è divenuta ben presto il terreno che contribuisce più in generale all’integrazione dei servizi e al sistema complessivo del welfare territoriale. A livello regionale , proprio per la particolarità del nostro territorio, la contrattazione sociale si è sempre praticata direttamente con l'amministrazione regionale. Diverse le esperienze, talvolta non codificate in accordi o protocolli,  che hanno visto impegnato lo Spi – i pensionati - insieme alla Funzione Pubblica su temi legati alle politiche sanitarie e socio-assistenziali.

Contrattazione che deve essere allargata alle politiche socio-familiari, fiscali e tariffarie e di welfare occupazionale. Serve una migliore costruzione degli interventi, una maggiore e corretta sinergia tra i diversi attori del territorio. La Contrattazione di cui parlo non deve vederci impegnati solo con l'amministrazione regionale, ma anche con i comuni, con le aziende di servizi, gli enti, in modo che diventi patrimonio di tutti e che ricostruisca, anzi valorizzi il sistema sociale. Penso ai pensionati e ai lavoratori che non riusciamo a raggiungere con gli altri strumenti contrattuali per esempio". In conclusione sottolinea il segretario regionale Cgil: "Dobbiamo intraprendere una direzione non semplice, in una fase nella quale siamo ancora in una posizione difensiva. Una posizione che non paga e che anzi mina la percezione che si ha del lavoro che quotidianamente facciamo. Dobbiamo inventare nuove frontiere e nuove dimensioni della contrattazione. Non per disperdere energie, ma per recuperarle e potenziare i punti di forza".

Attraverso, come ben ci indica la segreteria nazionale, la ricostruzione della solidarietà, quella che talvolta in questo mondo del lavoro viene meno e non ci consente di frenare la riduzione dei diritti per i nuovi assunti 

Scarica allegato: IL LAVORO SI FA STRADA

Articolo del 22/10/2019

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