La gente di montagna è in ginocchio, Marchiaro (Filt): 'C'è chi non arriva neanche a fine settimana'
Impiantisti, gattisti, addetti alle biglietterie, ma anche maestri di sci, noleggiatori e ristoratori in piazza giovedì 18 febbraio a manifestare le loro difficoltà per una stagione ormai buttata a causa del Covid-19 e delle misure di prevenzione del contagio. Per alcuni di loro, non lavorare vuol dire non vedere lo stipendio ormai dal mese di marzo 2020, per altri da settembre. Per questo lo slogan della manifestazione, organizzata dai sindacati degli impianti a fune è "Adesso, la gente di montagna è in ginocchio!". Tra i 1000 dipendenti delle società degli impianti a fune, oltre 600 sono stagionali. "Tra questi pochi hanno ancora diritto alla disoccupazione. Gli altri non hanno più alcun sostegno e sono letteralmente in braghe di tela". A parlare è Cristina Marchiaro, segretario generale Filt Cgil Valle d'Aosta: "Anche chi ha ancora la disoccupazione ce l'avrà per pochi mesi. Per questo, chiediamo ristori subito, nel giro di qualche giorno: abbiamo delle persone che ci telefonano, dicendo che non arrivano alla fine della settimana. I sindacati di categoria chiedono che il Governo di Mario Draghi e la Regione si facciano carico del problema: "mettendo nero sul tavolo in tempi brevi indennizzi adeguati per sostenere il reddito di persone che hanno alle spalle famiglie e spese da sostenere.
La beffa dell'ultimo minuto "Senza Speranza".
"È inaccettabile ricevere, a poche ore dalle firme dei contratti dei lavoratori stagionali, l’ennesima decisione di stop agli impianti fino al 5 marzo. Questo, purtroppo, vuol dire la morte dell’economia dello sci. I lavoratori sono comprensibilmente amareggiati. È inaccettabile continuare a subire decisioni prese all’ultimo minuto - ci ha detto Cristina Marchiaro, segretaria generale della Filt Cgil regionale-. Su mille addetti degli impianti a fune, 630 sono stagionali, quindi sono quelli che hanno patito di più, senza cassa integrazione, solo con la naspi che comunque sta finendo, In tanti non hanno avuto neanche quella perché, con il passare del tempo, è terminata, lasciandoli in una situazione drammatica. Per questo stiamo chiedendo, allo Stato e alla Regione, una misura ad hoc, una tantum, perché queste famiglie sono veramente disperate. Come sindacato restiamo a disposizione di tutti i lavoratori, una spalla a cui potersi appoggiare per qualsiasi consiglio e persino per un aiuto psicologico, per sfogarsi, in un periodo delicato quale quello che stiamo vivendo".
Articolo del 22/02/2021
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