L'industria che vorrei: capitolo zero!
In Valle d'Aosta parlare di industria è sempre stato complicato. Regione prettamente basata sul turismo e sull'agricoltura, il discorso sull'industria è stato al centro di grandi discorsi politici ( e in alcuni casi anche elettorali), ma dal punto di vista sindacale abbiamo avuto spesso l'impressione che fosse un argomento usato più per riempirsi la bocca piuttosto che un'esigenza da sviluppare per creare un maggior numero di posti di lavoro. In Valle d'Aosta si contano oltre 500 aziende metalmeccaniche. La pandemia ha sicuramente dato un colpo non indifferente in una regione montana votata maggiormente al turismo piuttosto che all'industria. Colpa delle aziende o della politica regionale? Spesso ci siamo scontrati con la politica regionale, rea – secondo noi – di lassismo e di mancanza di lungimiranza, rimaniamo ancora convinti di questo aspetto, perché non è tutta colpa della pandemia se le aziende mettono in cassa integrazione o se i lavoratori aspettano bonus anti crisi. La politica regionale ha sicuramente un posto di rilevanza nell'escalation di colpe del perché l'industria, in particolare quella metalmeccanica continua ad annaspare. Facendo il punto sulle aziende in Valle d'Aosta al centro dei riflettori.
Industria in Valle, Datalogic chiude la sede di Donnas
Ci ritroviamo con l'ennesima multinazionale che decide di fare bagagli e burattini e spostarsi altrove, la Datalogic. Da un lato c'è la consolazione di aver firmato insieme alle rsu dello stabilimento di Donnas un accordo che salvaguarda i posti di lavoro dei 13 lavoratori. Resta il fatto, comunque, che per la Fiom Cgil Valle d'Aosta è inspiegabile come un’azienda che ha sedi in tutto il mondo e fattura decine di milioni di euro decida di punto in bianco di chiudere delle sedi per tagliare i costi. Il 15 dicembre è stato firmato l’accordo in Confindustria. In un primo tempo due tra i lavoratori erano destinati alla sede di Monte San Pietro (Bologna), ma dopo una lunga trattativa tutti i lavoratori (13) sono stati trasferiti nella sede di Cologno Monzese (Milano). L’accordo prevede l’utilizzo del lavoro agile al 50% e all’80% sul totale delle ore lavorate a seconda della mansione svolta. Il restante sarà svolto nella sede di Cologno sotto forma di trasferta. I lavoratori avranno diritto a un indennizzo di 5euro per ogni giorno lavorato da remoto, come indennizzo delle spese sostenute lavorando da casa (elettricità,connessione,riscaldamento, pasti, ecc.). Le trasferte saranno concentrate in più giorni consecutivi, in modo da creare il minor disagio possibile ai lavoratori. L’orario di lavoro rimarrà inalterato, garantendo il diritto alla disconnessione ed escludendo straordinari e notturni”.
Shiloh ripartirà con la cassa integrazione
Restando in Bassa Valle, facciamo il punto con il segretario della Fiom sulla situazione della Shiloh di Verrès : “Attualmente lo stabilimento è in fermata per le festività. La ripresa è avvenuta l'11 gennaio per tutti i 130 lavoratori. Entro il 19 febbraio dovrà essere presentato il piano del concordato, ma entro la metà di questo mese i vertici dell’azienda confidano di riuscire già a presentarlo, includendovi il piano industriale e del risanamento dei debiti. Sappiamo che verrà inserita in allegato l’offerta di acquisto vincolante da parte di un’azienda, che avrà diritto di prelazione. Da quel momento il tribunale aprirà ufficialmente la base d’asta, a cui potranno partecipare le aziende interessate all’acquisto dello stabilimento di Verres. Per quanto concerne ciò di cui è a conoscenza il sindacato gli acquirenti, di cui non si sanno al momento nomi ufficiali, appartengono al mondo dell’automotive, sia a livello nazionale che internazionale. “Il nostro auspicio dice Fabrizio Graziola, segretario generale Fiom Valle d'Aosta - è che entro un paio di mesi la situazione sia chiara per tutti, soprattutto per i lavoratori che hanno necessità di avere certezze per il loro futuro. I dipendenti ad oggi vengono pagati puntualmente. Ma abbiamo saputo che tra pochi giorni ripartirà la cassa integrazione. A noi interessa, in primis, tutelare i lavoratori e i posti di lavoro”. Per Graziola comunque c'è una conditio sine qua non: ”che lo stabilimento continui a produrre in Valle d’Aosta, non vorremmo assistere ad un’ulteriore chiusura di un’azienda metalmeccanica valdostana”.
Cogne Acciai Speciali, 50 lavoratori verso il prepensionamento volontario
"Ritengo che l’accordo raggiunto con La Cogne Acciai Speciali che porterà su base volontaria ad una risoluzione del rapporto di lavoro con tanto di incentivo sia stato il finale di una trattativa durata diverse settimane". A dirlo Fabrizio Graziola, segretario generale Fiom Valle d'Aosta, che spiega: "L’utilizzo del decreto legge (del 14 agosto 2020 n°104 ) darà la possibilità ai 50 lavoratori, che aderiranno all’accordo, di anticipare l’uscita da CAS fino ad un massimo di 36 mesi rispetto alla naturale data di pensionamento, con una perdita economica poco rilevante. Se da un lato questo può ritenersi positivo per la Fiom Valle d’Aosta , innanzitutto per il rinnovo di quasi la totalità dei contratti a termine (di cui 9 saranno trasformati in contratti a tempo indeterminato)vi è anche il rovescio della medaglia. Cas contava di una forza lavoro di circa 1150 unità fino a due anni fa, un po’ per la crisi del mercato dell’acciaio e un po’ per la pandemia provocata dal Covid-19 si arriverà concluso l’iter dell’accordo a una riduzione del personale di circa 100 persone. Se a questo dato sommiamo il calo del 17% dell’acciaio spedito e il 22% del fatturato, è legittimo avere qualche incertezza per il futuro. La preoccupazione rimane a fronte di una situazione instabile dei mercati e alla paura delle conseguenze del Covid, che ha colpito anche i lavoratori della Cas. Conti alla mano rimangono oltre 120 lavoratori, che fra sei mesi si ritroveranno nella condizione di chiedersi se l’Azienda sarà in grado di confermare loro il contratto di lavoro". In conclusione afferma il segretario dei metalmeccanici valdostani: "L’auspicio è che il prima possibile si superi questo momento di crisi economico/sanitario, guardando al futuro con meno dubbi e più certezze".
Articolo del 19/01/2021
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