Parte anche in Valle d’Aosta la campagna per il referendum
In attesa della definizione delle date sul referendum da parte del Consiglio dei Ministri, la Cgil Valle d’Aosta ha riunito ieri, venerdì 21 febbraio, a Pollein nel salone della Grand Place, i suoi organismi dirigenti nell’assemblea generale per “ufficializzare” la partenza della campagna referendaria, ponendo l’attenzione sui cinque quesiti.
Che cosa chiediamo con il referendum?
✔️Stop ai licenziamenti illegittimi
✔️Più potere ai lavoratori delle piccole imprese
✔️ Riduzione del lavoro precario
✔️ Più sicurezza sul lavoro
✔️ Più integrazione con la cittadinanza italiana per i lavoratori stranieri
Il Voto è la nostra rivolta
“Il voto è la nostra rivolta” è infatti lo slogan della Cgil pensato ad hoc per la campagna referendaria che vedrà impegnati tutti i soggetti promotori nelle prossime settimane con l’obiettivo di coinvolgere e far partecipare al voto il maggior numero di cittadine e cittadini. Il referendum è il modo più diretto per determinare un cambiamento, perché a differenza delle elezioni con cui si eleggono i rappresentanti per attuare un programma, con il referendum si decide subito.
I quattro quesiti sul lavoro e quello sulla cittadinanza si pongono l’obiettivo di porre fine alla precarietà, alle morti sul lavoro, ai licenziamenti ingiusti e dare cittadinanza a migliaia di italiani di nuova generazione figli di genitori immigrati.
Il lavoro al centro
“Cambiare il mondo del lavoro, superando le leggi che lo hanno reso precario, insicuro, povero - sottolinea Vilma Gaillard segretaria generale Cgil Valle d’Aosta -. La Cgil lancia quattro referendum per abolire le norme che hanno reso i lavoratori meno protetti e più vulnerabili, con meno diritti e con più possibilità di essere licenziati. La troppa precarietà – ha sottolineato Gaillard – sta condannando i nostri giovani ad andarsene dal nostro Paese. È necessario investire sulle intelligenze, sul salario e sul lavoro dei nostri giovani, nonché ( con il quinto quesito) dare tutele normative anche a tutti i cittadini stranieri che nel nostro Paese nascono, crescono, studiano e lavorano. “Nessuna invasione di campo , ma solo una norma di civiltà. Con il referendum si chiede di dare agli stranieri che vivono e lavorano in Italia i diritti e i doveri legati alla cittadinanza da ottenere in 5 anni anziché in 10” conclude la Cgil.
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Il voto è la nostra rivolta
Articolo del 21/02/2025
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