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Premio di risultato, i sindacati autonomi fanno i fenomeni con gli accordi degli altri


Come nella migliore (o peggiore) tradizione, il giorno dopo la comunicazione da parte sindacale, sull’osservatorio del Piano di Risultato, è un fiorire di comunicati dei sindacati autonomi e di base (non vorremmo che qualcuno si offendesse), degni delle migliori discussioni da bar del lunedì, dopo le partite di calcio, sono tutti allenatori professionisti del PdR. Illustriamo di seguito come stanno le cose:

1- Il PdR non è un diritto, occorre realizzarlo con la contrattazione, quella vera, non invocandolo, da
dietro una tastiera del pc e non è un obbligo per le aziende.
2- Il PdR non è avulso dall’andamento dell’azienda, altrimenti si chiamerebbe in altro modo.
3- Essendo un premio variabile, non può essere di importo fisso, se così fosse non sarebbe un PdR e non
avrebbe le agevolazioni fiscali da parte dello stato.
4- Gli obiettivi (budget previsionali) che l’azienda si da per raggiungere i risultati fissati entro la fine
dell’anno, non li discute il sindacato, perché il sindacato non fa parte dei consigli di amministrazione.
5- Lo scorso anno (anno di riferimento 2017), grazie al fatto che gli oneri non ricorrenti (art.4 Fornero e
contenziosi) non sono stati sottratti, il valore previsto di Ebitda per pagare il premio è stato
raggiunto, quest’anno (anno di riferimento 2018) la stessa operazione di somma, non ha permesso
di centrare l’obbiettivo che era il 95% del budget, soglia abbassata grazie ad accordo giugno 2018.
6- Accordo ponte, non esiste, c’è un accordo valido per tre anni compreso il 2019, con pagamento nel
2020.
7- Non è vero che lo scorso anno il PdR è stato pagato in forma ridotta, visto che Ebitda 2017 era stato
centrato al 100%, chi si è trovato un PdR più basso, è a causa dei risultati sotto le attese, della sua
struttura di appartenenza, i cosiddetti obiettivi di funzione.
8- Abbassare la soglia al 90%, grande idea! Lo aveva già chiesto anche il sindacato confederale,
attestandosi per ora al 95%, evidenziamo che si era in un contesto dove si stava ragionando
innanzitutto di cassa integrazione, argomento che autonomi e sindacato di base (gli allenatori del
lunedì), ritengono disgiunto dal resto, quando invece come SLC CGIL - FISTEL CISL - UILCOM UIL,
continuiamo a sostenere che si deve ragionare, conoscendo il più possibile tutto il panorama di
riferimento, a partire dai conti economici dell’azienda, o anche questi sono disgiunti dalle richieste?
9- In sede di coordinamento nazionale, oggi 16 aprile, all’apertura del confronto sul secondo livello
(piattaforma dei sindacati confederali), i sindacati autonomi hanno rivendicato a TIM il PDR, ma con
quale coraggio che non hanno firmato l’accordo in essere. Non possono reclamare nulla!!!
10- Gli unici interlocutori che possono chiedere conto a Tim in merito agli accordi, sono le parti sindacali
che li firmano e non ci risultano firme postume dei sindacati autonomi e di base sul PdR, come su
tutti gli altri accordi, siglati dalle sole sigle confederali.
La situazione del gruppo Tim è sotto gli occhi di tutti (la sua storia industriale parla da sola), certamente oggi abbiamo evidenziato con grande determinazione all’azienda che è necessario trovare una soluzione “politica” alla mancata erogazione del PDR che deve passare da una erogazione economica!  

Articolo del 16/04/2019

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