Riforma Pubblica Amministrazione - Michele Gentile Conferma la Bocciatura della Cgil

"Tanto tuonò che piovve. Siamo di fronte a un'operazione poco coraggiosa che rimanda a un tempo successivo un progetto di riforma senza migliorare il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione" così Michele Gentile, responsabile dei settori pubblici della Cgil nazionale ai microfoni di Radio Articolo 1

Gentile conferma la bocciatura della Cgil nonostante le nuove rassicurazione del ministro Marianna Madia sul fatto che non ci saranno esuberi.

"Il progetto del governo è pieno di enfasi ma vuoto di contenuti, quelli che sono scritti, non a caso fanno parte di un decreto legge che, a differenza del disegno di legge, è immediatamente operativo. E sono contenuti assolutamente sganciati da quello che poi si sostiene nel progetto di riforma".

Partiamo dal decreto: oltre 50 articoli, molti argomenti: ricambio generazionale, turn-over, mobilità per gli incarichi dirigenziali, tagli ai permessi sindacali. Avranno davvero gli effetti che l'esecutivo annuncia in pompa magna, come lo sblocco immediato di 15.000 posti di lavoro?

"Ho qualche dubbio lo sblocco deriva da una serie di misure i cui effetti non sono immediati, come il divieto del trattenimento in servizio, cosa assolutamente giusta per la magistratura, i medici e i primari, ma che non cade dall'oggi al domani".

Il caso della magistratura, in particolare, rischia di violare il principio costituzionale dei giudici naturali

"Se a un giudice viene affidato un processo la Costituzione dice che quello è il giudice naturale, non può esserci una legge che dall'oggi al domani decapita quel processo". In ogni caso, "svecchiare l'amministrazione pubblica italiana è sicuramente importante, anche se la relazione fra i pensionamenti e le nuove assunzioni "non è automatica".

Altro problema, quello dei circa 81.000 precari.

"Mi pare che quest'idea della staffetta generazionale, pur positiva, sia solo un altro annuncio. Si potrebbe cominciare ad agire sui vincitori di concorso, oppure prorogando il rapporto di lavoro dei precari che scade fra sei mesi e di quelli il cui rapporto, e sono 81mila, scade il 31 dicembre 2016".

Intanto è sparito dal dibattito il contratto bloccato.

"Non solo non se ne parla ma si aggrava la situazione. Ci si allontana sempre di più dal contratto come fonte per regolare le condizioni economiche. Quando il ministro dice che non c'è nessuna norma punitiva, forse non ha letto bene il decreto. Ci sono almeno due misure punitive per i dipendenti pubblici: la mobilità (l'amministrazione decide quello che vuole purché dentro l'ambito dei 50 chilometri) e il demansionamento spinto in deroga alle norme di legge e alle norme di contratti. E poi un complicato ragionamento sul sistema delle authority, oltre a un problema sulla dirigenza negli enti locali con il rischio di asservimento dell'amministrazione alla politica".

Infine, il dimezzamento dei permessi in vigore dal prossimo 1 agosto.

"Colpirà non solo la 'burocrazia sindacale', ma le attività dei delegati sui posti di lavoro. Abbiamo già cominciato a ragionare su come fare, però stupisce che, mentre per il progetto si chiede l'intervento dei lavoratori pubblici, si dimezza proprio l'attività sindacale nei luoghi di lavoro, là dove si devono costruire le condizioni perché la riforma vada avanti. Questo significa indebolire il sindacato, e la rappresentanza dei lavoratori. Ricordo a tutti che i permessi sindacali in forza di legge e di sentenze sono dei lavoratori, non delle organizzazioni. Così il governo sembra dire 'faccio una riforma ma non voglio discutere con nessuno', e questo non mi pare un grande progetto". 

Articolo del 17/06/2014