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Servizio Sanitario Nazionale a Rischio


Dopo anni di tagli lineari il nostro servizio sanitario nazionale è a rischio, e con esso il diritto alla tutela della salute per i cittadini. Già oggi milioni di persone rinunciano a curarsi per motivi economici, anche per il continuo aumento dei ticket. I LEA non sono più interamente garantiti, soprattutto in alcune regioni. Così, un settore del welfare che potenzialmente può creare nuovi e qualificati posti di lavoro, invece continua a perderli.

Il Patto per la Salute deve affrontare questa situazione, per ricostruire in tutto il Paese il diritto universale alla tutela della salute e a cure di qualità. il primo passaggio concreto è la prossima Legge di Stabilità, che deve stanziare subito i 2 miliardi per il fondo sanitario per evitare i nuovi ticket da gennaio 2014. La rassicurazione del Ministro Lorenzin sono apprezzabili ma non bastano, serve la legge.

E serve un cambio di indrizzo: se la sanità come ammette anche il Ministro, è davvero un investimento prezioso - che produce più effetti positivi: diritto alle cure, buona occupazione, ripresa economica - bisogna adeguare il finanziamento (tra i più bassi in Europa) e vincolare risorse alla riorganizzazione, fermando i tagli lineari che impediscono scelte selettive, indispensabili per riqualificare la spesa. Ciò vuol dire rivedere la logica "repressiva" dei piani di rientro: per risanare bilanci occorre puntare alla qualità e all'appropriatezza, non tagliare e basta.

Le priorità sono  note da tempo e dipendono dai bisogni delle persone: l'invecchiamento della popolazione e l'aumento delle malattie croniche (un'epidemia secondo l'OMS) reclamano più prevenzione, più assistenza territoriale e cure primarie h24, più integrazione tra sociale e sanità. Serve cambiare quindi, e per farlo bisogna dare valore e stabilità al lavoro in sanità. Su questo terreno siamo pronti ad un confronto per il nuovo Patto per la Salute.

Per queste ragioni, confermiamo le preoccupazioni sulla Nota di aggiornamento del DEF 2013, presentata dal Governo che annuncia per i prossimi anni una progressiva ma inesorabile riduzione della spesa sanitaria in rapporto al PIL. E ancor più preoccupante è la Nota quando parla di sistema sanitario selettivo e di ridisegnare il perimetro dei LEA (le prestazioni cui hanno diritto i cittadini). Il che, viste le riduzioni di spesa previste, vuol dire tagliare i LEA.

In questo scenario il Ministro immagina di allargare l'intervento dei fondi privati per compensare la riduzione dei LEA? Ma questa non sarebbe una sanità integrativa, utile e buona per coprire le prestazioni che attualmente il SSN non assicura o assicura in parte (ad esempio quelle per la non autosufficienza o per l'odontoiatria). Sarebbe una sanità privata parallela al SSN pubblico costretto a ritirarsi. Così il diritto alla salute e alle cure non sarebbe "universale": il cittadino avrà più o meno tutele a seconda della copertura assicurativa parallela che riuscirà a comprare. Invece di dare più forza al SSN, si aprono le porte al mercato assicurativo in sanità. Un paradosso, proprio mentro l'OMS raccomanda di allargare i sistemi sanitari universali, considerati la migliore risposta ai diritti delle persone e alle stesse esigenze di sostenibilità del welfare.

Vera Lamonica

Stefano Cecconi

Articolo del 10/11/2013

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