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Shiloh Verrès, la 'scure' dei licenziamenti su 70 lavoratori


I vertici della Shiloh di Verrès ( l'unica in Italia del colosso industriale americano Shiloh Industrie tra i leader mondiali nel settore delle forniture leggere per automobili, con sedi oltre che in nord America anche nel nord Europa e in Asia) hanno aperto la procedura di licenziamento collettivo per 70 dipendenti (14 impiegati e 56 operai) su un totale 154 di lavoratori: 36 impiegati e 118 operai. Le motivazioni che hanno portato alla riduzione del personale, secondo l'Azienda, sono riconducibili alla crisi del settore automotive. Dalle previsioni relative all'anno 2019 la percentuale di ordini caleranno ancora e di conseguenza anche il fatturato, stesso trend è previsto per il prossimo anno. Dal 23 settembre ( giorno di apertura della procedura di licenziamento collettivo) e nelle settimane a seguire sono iniziate una serie di incontri con l'Azienda, ma anche con la giunta della Regione Autonoma Valle d'Aosta e con il Comune di Verrès. Con l'azienda il confronto proseguirà anche nelle prossime settimane.

Intanto martedì 1° ottobre a Verrès nello stabilimento Shiloh ha avuto luogo la prima tornata di assemblee. Per la Fiom Valle d'Aosta l'obiettivo è quello di fare in modo che i licenziamenti non avvengano, neanche uno. Questa emorragia di perdita di posti di lavoro deve essere arrestata in tutti i modi, anche perché il territorio della Bassa Valle d'Aosta, sede di importanti e storici insediamenti industriali, è stato già pesantemente penalizzato. “Il nostro obiettivo - scandisce Fabrizio Graziola, segretario generale Fiom Cgil Vda – è la cassaintegrazione straordinaria, decisamente più fattibile, contrariamente a quello dichiarato da qualche sindacalista, rispetto ad altri ammortizzatori sociali, e che eviterebbe i 70 licenziamenti. In questo caso ci sarebbero 12 mesi a disposizione per una ricollocazione dei lavoratori in cassaintegrazione. Altra ipotesi è quella di un utilizzo del part time per ovviare agli esuberi. Da parte dell'azienda non abbiamo trovato chiusure su queste ipotesi, ma si sa è un gioco di ruoli e ognuno fa la sua parte. L'azienda cercherà di tirare l'acqua al suo mulino e la Fiom Cgil Valle d'Aosta farà in modo, invece, che vengano tutelati i posti di lavoro. Per noi non conta quanti valdostani o canavesani lavorano nello stabilimento. Si parla di lavoratori. Spiega Graziola: "Dopo l'incontro in Regione sono andato a Verrès per capire quali erano gli intenti degli amministratori. Certo Shiloh è una multinazionale, ma il fatto che un'amministrazione comunale si interessi al futuro dei lavoratori di un'azienda, ubicata nel suo territorio, è degno di nota. Penso ad alta voce e credo che questo consiglio comunale sulla situazione della Shiloh, però, sarebbe dovuto avvenire mesi fa. Non è da oggi che l'azienda è in crisi e non per niente era stata avviata a gennaio la cassaintegrazione ordinaria. L'Azienda vuole chiudere la trattativa entro il 1° novembre altrimenti farà partire le lettere di licenziamento, non è detto per forza che sarà così. In questo caso il ruolo del sindacalista è fondamentale. Però ci tengo a rimarcare un altro aspetto. Capisco il turbamento del momento anche dei lavoratori e soprattutto di quelli che pensano di poter essere tra i 70 che perderanno il lavoro, però in questi giorni stanno diventando sempre più incalzanti messaggi che sfiorano il paradosso anche da parte sindacale. Ci tengo a sottolineare che ad oggi non c'è nessuna lista di nomi e cognomi di licenziati, quindi è necessario che tutti mantengano la calma, anche se comprendo che il momento non sia facile. L'incontro con la politica regionale ha messo l'accento sulla questione. Però al di là dei buoni intenti, anche dalla politica regionale ci aspettiamo azioni concrete. Non basta continuare a dire “faremo” o “daremo”, ci aspettiamo fatti reali. Non è più il momento di lanciare il sasso e ritirare la mano. L'invito è anche quello di non fare proclami spot tanto per dire qualcosa, perché non basta ridurre o eliminare gli esuberi, ma bisogna dare un futuro alla Shiloh in modo che continui a produrre in Valle d'Aosta. La crisi dell'automotive è internazionale. In Consiglio comunale a Verrès ho sentito dire che Fiat ha costruito l'Italia. Non è così. Fca va male dal punto di vista del mercato. Volkswagen sta andando verso una produzione elettrica, mentre Fca sta ancora progettando la cinquecento elettrica. Shiloh è legata molto a Fca, altro aspetto da non sottovalutare, quindi finché Fca non ritorna ad avere una forza a livello economico e produttivo, la situazione rischia di precipitare”. 

Articolo del 04/10/2019

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