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XVII Congresso Nazionale - Le 4 Sfide della Cgil


E' cominciato questa mattina il XVII Congresso Nazionale della Cgil al Palasport di Rimini, un salone gremito tra delegati, invitati e ospiti, più di 1.800 persone presenti all'assise che si concluderà giovedì e che vedrà l'elezione del Segretario Nazionale.
La Relazione del Segretario Nazionale Susanna Camusso è un documento di sfida, di sfida al governo su 4 temi fondamentali per la Cgil, quattro temi che rappresentano i lati del quadrato rosso simbolo del primo sindacato d'Italia.
Pensioni, ammortizzatori sociali, lavoro povero e fisco, tutte proposte nel solco del Piano del Lavoro della Cgil e che non sono in cima all'agenda politica attuale. Temi da riportare al centro dell'attenzione, costruendo alleanze, ma soprattutto consenso, iniziativa, mobilitazione in tutti i luoghi di lavoro, in tutti i territori. Tonare a quell'antica passione di quale Paese Vogliamo, di come ne discutiamo in tutti i luoghi, tenendo alte le bandiere della Cgil, ognuna delle quali deve dire "Il Lavoro Decide il Futuro".

Pensioni

Proponiamo al Congresso, e lo proponiamo a Cisl e Uil, una vera e propria vertenza sulle pensioni.
Che abbia al centro una prospettiva dignitosa per i giovani, i precari, ovvero il tema della ricostruzione della pensione basata sulla previdenza pubblica. Non l’idea di un ritorno indietro, come nulla fosse, restando nel recinto di chi difende una parte, ma un sistema equo, che reintroduca certezze e libertà di scelta. Una vera vertenza vuol dire una piattaforma, le assemblee, un percorso vertenziale vero e proprio. Deve comprendere gli esodati, il cui problema va risolto nella certezza del diritto, ed anche proporre una risposta strutturale rispetto alle fantasie del dibattito in corso, tra autoprestiti, prepensionamenti e scivoli vari. Non si può tornare alle mille soluzioni ad hoc, per poi dire che il sistema è ingiusto e costoso.
L’incertezza del sistema, l’idea per tanti giovani che la pensione non c’è più, è tra le ragioni che ha nei fatti congelato la previdenza complementare. Gamba che va consolidata invece nella sua giusta dimensione, che va resa più efficace con l’unificazione di fondi più piccoli, con scelte sugli investimenti.
Stiamo lavorando perché i fondi siano volano di investimenti infrastrutturali, al servizio dell’economia reale, come si suol dire, nella garanzia pubblica del risparmio previdenziale. Bisogna sapere, però, che abolendo Covip, dando alle assicurazioni il controllo del sistema, si compieranno due drammatici danni: l’incertezza del risparmio previdenziale, la sottrazione di investimenti per il Paese.

Ammortizzatori Sociali

I capi saldi della nostra proposta: cassa integrazione che unifichi ordinaria e straordinaria per tutti i settori e tutte le dimensioni di impresa a contribuzione e con il regime del nuovo sistema
che deve includere, perché il sistema sia universale i vari fondi della legge 92, con questa scelta si può andare al superamento della cassa in deroga.
Questo non vuol dire ovviamente che non vi sia più intervento pubblico per gli ammortizzatori, la spesa deve indirizzarsi ai contributi figurativi e all’universalità di una nuova indennità di disoccupazione, che sia
effettivamente usufruibile da lavoratori standard e non.
E dall’altro lato per un sistema di politiche attive oggi ben lungi dall’esserci, che oltre ad essere di servizio pubblico, deve avere dietro di sé un sistema formativo vero che integri gli ammortizzatori ed efficaci strumenti di incrocio tra domanda e offerta.
Abbiamo espresso e confermiamo il nostro giudizio sul decreto lavoro: va nel verso dell’ulteriore
precarizzazione e confermiamo che il disegno di legge delega è tutt’altro che chiaro. Pensiamo
all’allargamento dei voucher, al non cancellare le troppe forme contrattuali esistenti.
Si potrebbe dire che da una semplificazione del mercato del lavoro, siamo alla moltiplicazione della
complessità, ad un oggetto intraducibile in qualunque altra lingua, destinato ad allontanare per i giovani e per i disoccupati la prospettiva di fondare qualche progetto sul loro lavoro, con tutti gli effetti di peggioramento del 1 sistema formativo e produttivo. Vi è la necessità di fermare la deriva precarizzatrice del mercato del lavoro. Per questo ribadiamo, lavoriamo sulla semplificazione, si faccia davvero un contratto unico, la mediazione giusta e positiva tra flessibilizzazione contrattata e certezze per i lavoratori. Discutiamo tempi e certezze antidiscriminatorie. Insieme al contratto unico, altre 3 forme: il contratto a termine causale, per stagionalità e sostituzioni, la somministrazione e l’apprendistato.
Altre forme vanno ricondotte, qualora necessario, al lavoro veramente autonomo di cui vanno definiti i diritti universali. Bene che si cominci dalle norme di tutela universale della maternità ma completezza vorrebbe l’abolizione della Bossi-Fini e la costruzione di una legge positiva sugli ingressi e sulle regole.

Lavoro Povero

Il contrasto al lavoro povero è forse la sfida più rilevante che abbiamo di fronte a noi.
Richiede anche un forte versante legislativo che affronti tre aspetti e determini un vero sistema di controlli:
appalti, cooperazione, caporalato e mercato del lavoro agricolo. Siamo per costruire una compiuta proposta di legge che affronti gli appalti, il vincolo della responsabilità solidale, della clausola sociale, dell’applicazione dei contratti, la trasparenza per contrastare la corruzione, ed intervenga così a cancellare la rincorsa agli appalti al massimo ribasso e ad offerta economicamente più vantaggiosa che da soluzione sono diventati fonte del problema.
Quella proposta di legge per noi deve avere un primo articolo che è la cancellazione dell’articolo 8 (della legge 138/11 su derogabilità leggi e contratti), forse non applicato moltissimo, ma che pende come spada di Damocle e che è l’antitesi di una legge che renda certa la condizione contrattuale per tante lavoratrici e tanti lavoratori.
Non va immaginato su questo come sulle pensioni una facile raccolta delle firme, ma si deve ricostruire un terreno vero di mobilitazione, di consenso, perché gli appalti permeano molti settori, pubblici, privati,
amministrazioni centrali e locali. Riguardano la legalità, l’efficacia e l’efficienza della riorganizzazione della PA, dell’organizzazione del lavoro e della contrattazione. È parlare di tanti senza volto, che non hanno e non avranno voce se non nell’organizzazione dei lavoratori. È l’altra parte del mondo precario, precarizzato dal massimo ribasso, dall’essere la fine della filiera. Parlare di appalti significa anche parlare di cooperazione, della condizione dei soci lavoratori e della necessità di rivedere la legislazione in materia.

Fisco

Completiamo il quadrato rosso con le politiche generali di unificazione del mondo del lavoro: il fisco.
Della patrimoniale abbiamo detto, a tutti è nota la nostra proposta. Della necessità di una riforma del fisco sono convinte anche le pietre. Ciò che è meno chiaro è da dove la si prende, quale l'obiettivo. Semplificazione non c’è dubbio, trasparenza obbligata, giustizia dovrebbe essere scontato, eppure un sistema complesso ad alto tasso di corruzione e con un’evasione esplosiva, giusto non è.
Vorremmo partire dall’evasione. C’è bisogno su questo tema di una vera mobilitazione civile che renda espliciti tutti gli effetti negativi dell’evasione.
L’evasione è un reato che si riesce ben poco a perseguire, tanta parte delle norme sembrano offrire
scorciatoie, troppe amministrazioni locali hanno scelto di abbandonare il sistema centrale indebolendo
l’iniziativa. E troppe volte scopriamo i benefici di cui godono gli evasori anche nell’usufruire dei servizi pubblici.
Per questo crediamo che vadano proposte con nettezza, ed in qualche caso riproposte, delle norme:
ripristinare il reato di falso in bilancio è un immediato contributo alla legalità, un impedimento a costituire fondi per la corruzione; unificare e far comunicare le banche dati e portare la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro, impedire e perseguire l’autoriciclaggio.
Un grande risparmio nella movimentazione del contante, una maggior sicurezza delle persone, la possibilità di far scendere i costi che oggi gravano sulla moneta elettronica. Introdurre i vantaggi fiscali della deducibilità, introdurre la fermata del lavoro se si evade.
Senza il combinato di patrimoniale e lotta all’evasione fiscale, non solo diventa difficile immaginare un
equilibrio giusto nella tassazione dei redditi, ma non si determineranno politiche di investimento se tutto si concentra solo sui fondi strutturali.
Ovviamente la proposta è aperta a Cisl e Uil, sono scelte anche radicali, ma essenziali, se strumento per uscire dalla perenne rincorsa ai tagli per assenza di risorse.

Quattro sfide che nascono dall'analisi di questi ultimi sei anni di crisi e dalla progressiva svalorizzazione del lavoro. Il prodotto di vent’anni di politiche fondate sull’idea che bisogna flessibilizzare, liberalizzare il mercato del lavoro, e che fatto tutto questo si sarebbe delineato un luminoso avvenire. Non è il prodotto della crisi, è una parte delle cause. Se non cambia il modello, l’uscita dalla crisi sarà pregiudicata dall’ulteriore svalorizzazione del lavoro: perdita di qualità del sistema, della sua competitività, della sua produttività, soprattutto perdita di dignità e libertà delle persone.
È il campionario del liberismo, quello prodotto dall’austerità nell’Europa della crisi, il taglio alle politiche pubbliche, i compiti a casa e il mantra del debito pubblico. Un approccio alla crisi che ha cancellato il lavoro come fattore di crescita. Un processo caratterizzato culturalmente dalla teorizzazione della diseguaglianza, del welfare come costo.

Giovanni Pellizzeri

Scarica allegato: Relazione Susanna Camusso

Articolo del 06/05/2014

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